Nonostante le immagini di quei duecentomila palestinesi in marcia invertita, non per fuggire ma per tornare alle loro case, o a ciò che n’è rimasto, grazie al processo di pace che fatto cessare i bombardamenti, immagini arrivate a Oslo fuori tempo massimo, Gaza è stata battuta dal Venezuela, martoriata dalla dittatura, nella partita del premio Nobel della pace. Gaza, ripeto, più ancora del presidente americano Trump che, pur complimentandosi con l’oppositrice venezuelana Maria Corina Machado premiata per questa edizione 2025, ha protestato contro la natura “politica” del premio intestato all’inventore della dinamite. Che volle con ciò redimersi dal contributo dato alle guerre con il suo ingegno.
Sarà, spero, per la prossima volta, fra un anno, se Trump riuscirà a far cessare anche la guerra in Ucraina. E il gioco che si sta prendendo di lui a Mosca lo zar di turno Putin, che continua imperterrito a rovesciare sugli ucraini da più tre anni fuoco e morte.
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