Meno male che la segretaria del Pd Elly Schlein aveva personalmente battuto le Marche con la pancia, come dicevano al Nazareno commentandone il forte attivismo per trasformare le elezioni regionali nella occasione della vera svolta. Dello scacco matto al centrodestra e alla premier Giorgia Meloni in persona.
Non so in quali condizioni la segretaria del Partito Democratico abbia ridotto la sua pancia, e gli abiti. Certo, ha ridotto malissimo quelli del partito, dove molti faticheranno a sostenerla nell’inevitabile dopo-voto, per quanto la perdurante campagna elettorale per le altre regioni al voto potranno funzionare da freno. O quanto meno dare alla Schlein il motivo o il pretesto di differire la partita per attendere l’esito di tutto il campionato autunnale, diciamo così.
Se è vero che di lei ha detto, vantandosene e vantandola, qualche giorno fa in un’intervista al Foglio il capogruppo al Senato Francesco Boccia, che cioè riesce a riempire le piazze di giovani, strappandoli alla tentazione e alla pratica dell’astensionismo elettorale, e riducendo a poche le teste di capelli bianchi, nelle Marche dev’essere accaduto qualcosa che da sola segna la sua sconfitta, prima e ancor più della sconfitta del suo candidato Matteo Ricci, sostenuto dal famoso, cosiddetto campo largo o santo. E’ accaduto che i giovani si siano tenuti ancora più lontani dalle urne. E a loro si siano aggiunti anche gli anziani post-comunisti abituati da una vita a ingoiare tutti i rospi del loro partito. L’affluenza alle urne marchigiane rispetto alle precedenti, analoghe elezioni di cinque anni fa, è diminuita di cinque punti nella prima giornata intera di votazione, e di altrettanti ancora nella seconda metà giornata, salendo quindi complessivamente a quasi dieci punti. Caspita, complimenti. Questo è l’unico o il maggiore dato che la segretaria del Pd può vantare col segno più.
Del resto si potrebbe dire del Pd non dico come di Gaza, per carità, con tutto il suo dramma autentico e al netto dei giochi politici anche interni alla politica italiana che si fanno alle spalle di quella gente sequestrata dai terroristi palestinesi, prima ancora che colpita dagli israeliani; non dico come di Gaza, dicevo, ma di una regione devastata dal maltempo sì.
E’ stato per la Schlein di ben scarso risultato l’abbraccio cercato e infine ottenuto con Giuseppe Conte nelle Marche, con la sua “testarda” ricerca dell’unità a sinistra per scongiurare non più soltanto un’altra vittoria elettorale nazionale di Meloni, fra due anni, ma ora anche o soprattutto una sua prenotazione del Quirinale, per quando scadrà il secondo mandato di Sergio Mattarella, fra quattro anni. Un’ambizione legittima, se fosse davvero coltivata, da parte di una premier che avrà nel frattempo maturato l’età di almeno 50 anni richiesta dalla Costituzione, ma diventata ormai l’ossessione dei vertici del Nazareno: dal già citato Francesco Boccia all’ancor più terrorizzato, anche fisicamente con quella dieta che si è imposta e la barba che gli avvolge il viso, Dario Franceschini. Anche lui abbandonatosi nei giorni scorsi alle confessioni col Foglio dopo averne parlato, credo, col Conte delle 5 Stelle.
Vasto programma, direi, alla maniera gollista questo dei vertici del Nazareno, in fondo irriguardosi verso lo stesso presidente in carica, quello di fare cominciare con tanti anni di anticipo la cosiddetta corsa al Quirinale, come ai tempi di quella che ci siamo abituati a chiamare Prima Repubblica. Quando accadeva anche che lo sconfitto in una edizione della corsa al Colle si preparava, con un misto di rassegnazione e di spirito competitivo, se non addirittura di rivalsa, a quella successiva, dopo sette anni. La buonanima di Giovanni Spadolini, per esempio, sconfitto nel 1992 da Oscar Luigi Scalfaro, si consolò con me al telefono calcolando che dopo 7 anni avrebbe avuto la stessa età del presidente appena eletto. E ne ridemmo insieme. O fingemmo di ridere, entrambi.
Pubblicato su Libero
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