Dal casino giudiziario di Garlasco al casinò di Campione d’Italia

Clamorosamente indagato a Brescia dai suoi ex colleghi per il sospetto di essersi lasciato corrompere salvando per due volte Andrea Sempio nella vicenda del delitto di Chiara Poggi a Garlasco, l’ex procuratore aggiunto di Pavia  Mario Venditti mi sembra un uomo, per ora, di sicuro sfortunato. Per il quale non avverto ma soprattutto non esprimo pena per il significato negativo che generalmente si attribuisce a questa parola, o sentimento. Egli merita comunque il rispetto dovuto ad una persona  innocente “sino alla condanna definitiva”, com’è scritto nell’articolo 27 della Costituzione, quasi fra i primi considerando i 139 complessivi, e al netto delle 18 “disposizioni transitorie e finali”. Un articolo che penso fra i più diffusamente violati dalla cultura e dalla pratica, anche o soprattutto giornalistica, del giustizialismo contrapposto al garantismo.

           A Mario Venditti è innanzitutto capitata la sfortuna, non credo proprio cercata, di lavorare come inquirente su un caso complicatissimo, del quale basta citare la data d’inizio -il lontano 2007, ben 18 anni fa- per farsene un’idea. Un caso per il quale è stato condannato in via definitiva l’ex fidanzato della vittima, Alberto Stasi, che ha continuato a scontare la sua pena anche dopo e mentre venivano aperte o riaperte altre indagini. Una circostanza, questa, che da sola dovrebbe consigliare prudenza. Non dico altro sul merito delle indagini. Basta e avanza l’incredulità espressa da un uomo dell’esperienza giudiziaria di Carlo Nordio, che oggi assiste a questa singolare vicenda anche come ministro della Giustizia. E che ha ricevuto dal difensore di Venditti la richiesta di disporre un’ispezione a Brescia, la sede competente ad occuparsi di un magistrato che ha operato a Pavia. 

         La ciliegina, diciamo così, sulla torta che a 72 anni compiuti    è toccata a Mario Venditti di vedersi servita dagli ex colleghi è un po’ quella dell’incarico attuale che l’ex magistrato ricopre: presidente del Casinò, con l’accento sulla vocale finale, di Campione d’Italia. Il cui il sindaco ne ha chiesto le dimissioni per le intervenute difficoltà giudiziarie.

 Diavolo, anche questo doveva capitare all’ex procuratore aggiunto.  Un incarico che barzellettari, vignettisti e simili saranno probabilmente tentati, nel solito, impietoso esercizio della satira, di associare ai soldi.  Che nelle sale da gioco saltano da un numero all’altro, da una ruota all’altra, come quelli finiti nelle carte delle indagini di Brescia: fra i 20 e 30 euro, moltiplicati per mille dalle cronache e dai sospetti accoppiati al nome di Venditti nell’appunto sequestrato ai genitori di Sempio. Soldi che per un altro documento acquisito dalle indagini confluirebbero in qualche modo nei 46 mila euro movimentati a suo tempo nei conti dei familiari, sempre di Sempio, attribuibili a compensi ed altro pagati per la vicenda giudiziaria intestata al delitto di Chiara Poggi.

         Qualcuno magari vi riderà sopra, col cinismo della cronaca e della casualità. Ma, francamente, c’è ben poco di cui ridere, O, magari, solo da sorridere.

Pubblicato sul Dubbio

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