Piccoli Trump (non) crescono negli Stati Uniti d’America…

         Senza voler togliere nulla alle quinte e dietro le quinte dei droni russi sulla Polonia e, sul versante mediorientale, dell’assalto israeliano ai vertici dei terroristi palestinesi protetti dal e nel Qatar; senza volere sminuire l’allarme di Sergio Mattarella, che ripassa la storia della vigilia della prima guerra mondiale, cerchiamo di non sottovalutare la situazione non meno esplosiva del presidente americano Donald Trump negli Stati Uniti. Dove, non potendo, o non potendo ancora attentare di nuovo direttamente alla sua vita, come alla vigilia della rielezione, per il cordone di sicurezza rafforzato, di cui si sono avvertiti i segni anche nei ritardi imposti dalla sua presenza alla finale di tennis che è costata a Sinner la postazione di vertice, è stato colpito a morte il più giovane e famoso sostenitore di Trump.

         E’ stato ucciso, colpito al collo da un cecchino mentre parlava in un campus universitario americano il “leggendario” -lo ha definito lo stesso presidente degli Stati Uniti- Charlie Kirk. “Lo amavo e lo adoravo”, ha detto sempre Trump del suo trentunenne ammiratore e propagandista  mentre l’assassino sembrava già preso. Ma sembrava, appunto, secondo precisazioni sopraggiunte da fonti della sicurezza. Vedremo gli sviluppi.

         Trump non riesce a chiudere le guerre che si era proposto di archiviare, o almeno le maggiori, ne apre, chiude e riapre delle altre di tipo commerciale e soprattutto esaspera tensioni interne come accaduto ad alcuni, celebri predecessori. E’ una situazione, questa, che destabilizza ulteriormente il mondo. E non solo gli Stati Uniti.   

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