La caccia un pò troppo scomposta ad un nuovo ordine mondiale

         Alla faccia del nuovo ordine mondiale propostosi dal presidente americano, 80 anni dopo quello formatosi in Crimea dopo la sconfitta di Hilter, e basato su una specie di asse privilegiato fra Stati Uniti e Russia a spese un po’ della Cina, ad Oriente, e un po’, o di più, dell’Europa a occidente. Quella foto del vertice fra il presidente russo Putin, il presidente cinese Xi e il presidente indiano Modi rappresenta di per sé la ricerca di un altro, opposto ordine mondiale centrato su un rapporto privilegiato, antioccidentale anche in senso amtiamericano, fra la Cina e la Russia. La Russia, ripeto, senpre di Putin, il “mago” appena approdato cinematograficamente alla mostra di Venezia.

         Sarà pure un negoziatore tosto e temibile, com’è stato considerato nella cosiddetta guerra dei dazi dichiarata un po’ a tutto il mondo, anche alle isole disabitate, ma questo Trump che corteggia praticamente Putin senza riuscire a staccarlo più di tanto a Xi crea sempre più perplessità che fiducia, non solo nella Ucraina martoriata dai russi nelle preghiere e nelle invocazioni dei Pontefici a Roma.

         Mi chiedo francamente, in tutta la mia modestia di spettatore – senza scadere tuttavia allo stato di “pennivendolo” cui la buonanima di Ugo La Malfa riduceva ill giornalista che dissentiva da lui- sino a quando gli americani, sia quelli del Partito Democratico sia quelli del Partito Repubblicano, ma anche tutte le strutture di potere d’oltre Oceano, militari, giudiziarie, burocratiche, industriali, assisteranno più o meno basite a questo spettacolo della caccia non ad un nuovo ordine, ma ad un nuovo disordine mondiale. 

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