Rosy Bindi giocherella a fare Sgarbi…con ritardo a Giorgia Meloni

         Il tempo passa ormai così rapidamente che sembra archeologia parlare di 16 anni fa.  Quando Vittorio Sgarbi diede a Rosy Bindi, ancora sotto i 60, della “più bella che intelligente”. Che significava dubitare impietosamente sia dell’una che dell’altra.

         Rosy Bindi, allora presidente del Pd ma già ministra della Sanità del primo governo di Romano Prodi, proveniente naturalmente dalla sinistra democristiana, finse di stare allo scherzo. Ma quando la battuta fu ripetuta in televisione da Silvio Berlusconi  il bersaglio perse le staffe e si prese tanto sul serio anche sul piano fisico da definirsi “indisponibile”. Come se l’allora presidente del Consiglio l’avesse voluta corteggiare e arruolare fra le disponibilissime olgettine nelle allegre serate di Arcore e dintorni.

         Oggi Rosy Bindi ha 74 anni, peraltro ben portati, e ancora voglia di partecipare al cosiddetto dibattito politico fra interviste e passaggi per qualche salotto televisivo, fiera delle sue idee, sempre le stesse, e anche delle esclusioni, come dai raduni riminesi dei ciellini. Che evidentemente la considerano una cattolica troppo “adulta”- come disse di lei e di se stesso Prodi- per starle dietro. Ma, per quanto fiera di questa esclusione, sembra averle dato troppo fastidio l’accoglienza appena ricevuta a Rimini alla premier Giorgia Meloni, come se fosse “una figlia della balena” bianca, cioè della Dc, come si è divertito a scriverne sul Foglio il direttore Claudio Cerasa, e non una sorella dei più noti  fratelli d’Italia.

         Brava, tempestiva e quant’altro nel farsi piacere dal pubblico ciellino, la Bindi parlandone alla Stampa le ha dato della “più bella che bugiarda”. Una battuta, in verità, più che da Sgarbi, da Gigi Marzullo. Che in televisione si diverte a porre agli amici, spesso spiazzandoli, domande di una certa stravaganza e insieme complessità.

         La “bugiarda” praticamente data dalla Bindi alla Meloni sarebbe meritata perché la premier, a Rimini ha rispettato l’abitudine di “lisciare il pelo al pubblico a cui sta parlando”. E alla intervistatrice che le faceva notare che “questo lo fanno un po’ tutti i politici” ha risposto piccata: “No. Un bravo politico, una donna di governo, dice le stesse cose a tutti, trovando una sintesi in cui possa riconoscersi l’intero Paese”. O solo l’intero partito, se è un uomo o una donna non di governo ma solo di partito, appunto. Come la segretaria del Pd Elly Schlein.

A proposito di quest’ultima, la Bindi le ha ricordato abbastanza criticamente, fra l’altro, “che un partito che si candida a governare il Paese dovrebbe tenere i rapporti col mondo cattolico italiano, con la Cei e con il Vaticano. Nei grandi partiti del passato c’era un dirigente incaricato di quelle relazioni”. Che la Meloni ha forse l’inconveniente, agli occhi della Bindi, di tenere direttamente col Papa: prima l’argentino Francesco e ora l’americano Leone XIV.

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