Tutto bene per Trump e Putin, ma solo per loro, anche il giorno dopo l’incontro in Alaska, dove si sono dati entrambi il massimo dei voti senza potere tuttavia annunciare un accordo, almeno nel senso comune, abitudinario, razionale di questa parola.
A meno che, come ha sospettato o intuito Maurizio Molinari parlandone in onda su la 7, senza lasciarsi distrarre dalle esegesi sulla parte mancante del tappeto rosso sotto le scarpe di Putin sceso dall’aereo russo; a meno che, dicevo, l’accordo appartenga alla cosiddetta diplomazia segreta Un accordo così poco conveniente all’Ucraina da più di tre anni e mezzo sotto il fuoco russo e ai paesi europei che la continuano a sostenere davvero, da non poter essere rivelato. O rivelato ancora, dovendosi fare evidentemente un duro, sotterrano lavoro ai fianchi di Zelensky e dei suoi perduranti alleati per convertirli. O piegarli con la forza e la logica del fatto compiuto. O della realtà del resto già ricordata, o rinfacciata, da Trump a Zelensky nella telefonata che si sono scambiati prima ancora di potersi vedere, delle dimensioni della Russia rispetto all’Ucraina. Che potrebbe pure rassegnarsi a perdere circa un quarto del suo territorio già occupato, conquistato e quant’altro pur non interamente dai russi e dai coreani che li hanno affiancati nella “operazione speciale” per la “denazificazione” dell’Ucraina.
Dell’accordo o della parte dell’accordo più segreta potrebbe far parte, sempre per l’ex direttore di Repubblica e della Stampa, che ha ora più tempo a disposizione per occuparsi della sua specialità, che è la geopolitica, la presenza nell’Ucraina non amputata di un contingente militare europeo, non delle ormai fantomatiche Nazioni Unite, garantito anche dagli americani attraverso la Nato. Alla quale tuttavia l’Ucraina debitamente demilitarizzata, con un esercito cioè ridotto, potrebbe non più aspirare a partecipare. Potrebbe invece, con una pratica dl resto già avviata, all’Unione europea contrastata sinora soprattutto dall’Ungheria del filoputiniano Orban. Su cui lo stesso Putin potrebbe magari intervenire al tempo debito per chiedergli di non rompere più le scatole. Di non esagerare insomma, come già raccomandava ai suoi tempi a dipendenti e amici della Francia il cardinale Charles Maurice de Talleyrand-Perigord.
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