Dichiaratamente “fiero” di essere amico di Matteo Ricci, che conosce “fin da ragazzo”, cresciuto fra il ricordo “nel cuore del nonno minatore”, “sobrio e totalmente dedito al lavoro”, ”un compagno che sa stare tra i compagni e un sindaco che sa stare tra cittadini”, anche se adesso è solo, o ancora più, un europarlamentare aspirante alla presidenza delle Marche, il sempre presente e vigile Goffredo Bettini si è quasi commosso a vederlo risparmiato, graziato e quant’altro da Giuseppe Conte. Che gli ha confermato, pur dopo qualche esitazione e resistenza interna fra gli ormai ex o post grillini, l’appoggio nella corsa al vertice della regione.
Nella conferma di questo appoggio a Ricci, pur indagato nella vicenda giudiziaria pesarese chiamata “Affidopoli”, per la quale è stato interrogato per circa cinque ore dall’inquirente, Bettini ha avvertito, felice come una Pasqua, la conferma di un Conte completamente evoluto nel garantismo dopo la fase iniziale e goiustizialista del Movimento 5 Stelle. Un movimento del quale il Pd potrebbe fidarsi anche nelle altre regioni dove si voterà in autunno, a cominciare dalla Campania ambita dal pentastellato ex presidente della Camera Roberto Fico. E forse persino in Toscana, dove lo stesso Conte ha confessato “sofferenza” all’idea di accettare la conferma di un presidente come Eugenio Giani, che i pentastellati hanno osteggiato dicendone e pensandone di tutti i colori. “Stimo Giani. Spero personalmente -ha detto Bettini- che alla fine si potrà arrivare a lui”. Magari. Si spenderà anche per Giani, come ha fatto per Ricci, in telefonate, consigli, informazioni.
Bene, anzi benissimo per il sogno bettiniano del cosiddetto campo largo a diffusione crescente, dalla periferia a livello nazionale, con la partita finale fra la segretaria del Pd Elly Schlein e lo stesso Conte su chi dovrò guidarlo fra due anni, quando si voterà per il rinnovo delle Camere e l’eventuale, molto eventuale successione a Gorgia Meloni, visto il consenso del quale la premier ancora gode. Bene, benissimo, ripeto. Ma dopo avere letto l’intervista di Bettini al Foglio mi è capitato ieri di leggere il mattinale-editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano.
Informato, a dir poco, degli umori e delle posizioni dei pentastellati, che a volte amticipa o addirittura produce, Travaglio ha scritto che “Conte sostiene Ricci come la corda sostiene l’impiccato: appoggio condizionato e a tempo”. E ha spiegato che “la partita si riaprirà con la richiesta di rinvio a giudizio, quando non sarà più nulla da fare: se sarà prima delle elezioni i 5Stelle inviteranno a non votare Ricci. Se sarà dopo usciranno dalla giunta (come in Puglia da quella di Emiliano neppure indagato). Oppure il Pd si ricorderà di avere un codice etico che impone le dimissioni ai rinviati a giudizio”.
In questo scenario l’ottimismo e le scommesse di Bettini appaiono a dir poco eccessive, se non avventate. E non solo per la partita di Ricci. Dal Pd Lorenzo Guerini ha appena avvertito, o ribadito, che Conte cerca solo “vantaggi dalle inchieste”.
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