E ora l’allertatissimo avvocato Luigi Li Gotti, calabrese, 78 anni compiuti da poco, due dei quali trascorsi al governo fra il 2006 e il 2008 come sottosegretario alla Giustizia, che cosa farà davanti alle foto che hanno ripreso nei loro seggi elettorali la premier Giorgia Meloni, l’ex premier Giuseppe Conte, la segretaria del Pd Elly Schlein e altri noti politici nel momento di non votare, avendo rifiutato le schede referendarie, o di votare. Scegliendo cioè una delle due opzioni fornite dall’articolo 75 della Costituzione e formulate più dettagliatamente nelle istruzioni del Viminale destinate al personale delle sezioni elettorali.
L’avvocato Li Gotti, alla cui attenzione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha forse voluto sottrarsi lasciandosi ritrarre dalle telecamere mentre entrava a passo spedito nel suo seggio elettorale a Palermo, senza altri dettagli, presenterà l’ormai abituale esposto contro la Meloni alla locale Procura della Repubblica per avere fatto indebita propaganda per l’astensione durante il silenzio derivante dalla fine della campagna eletorale? E così realizzando, sempre Li Gotti, l’ipotesi prospettata, minacciata o quant’altro parlandone giovedì scorso in diretta televisiva con Corrado Formigli nella trasmissione Piazza pulita? O, per par condicio, diciamo così, e presumibilmente malvolentieri, contesterà come reato di abuso di propaganda elettorale anche l’ostentazione della segretaria del Pd ed altri esponenti della politica dell’esercizio del diritto di votare, preferendolo a quello di non votare?
“Qui cascherà l’asino”, come si direbbe comunemente. Ma come vorrei evitare di ripetere davvero, con convinzione, per non offendere l’avvocato Li Gotti e non dargli l’occasione di una denuncia. Anche se l’asino, detto anche somaro, è in realtà un animale quasi proverbiale per la sua saggezza e bontà.
In questo ragionamento sulle scelte che incombono o potrebbero incombere sull’avvocato Li Gotti c’è forse tutto il dramma pur surreale del batticuore dei referendari dopo che è risultato partecipe dei cinque referendum abrogativi, alla fine della prima giornata intera e all’inizio della mezza seconda giornata, nonché ultima, solo il 22 per cento degli aventi diritto al voto. Contro l’oggettivamente lontano 50 per cento più uno necessario alla chiusura delle urne per rendere validi i conteggi dei si e no ai singoli, cinque quesiti del gruppo di referendum di questa primavera 2025.
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