Siamo messi male come giornalisti, peggio del comunemente condiviso o temuto, se persino un quotidiano generalmente compassato come La Stampa ha avvertito e titolato “Intrighi Cardinali” al Conclave che ha esordito con un ritardo. E’ quello di due ore rispetto alle previsioni, sempre di noi giornalisti per quanto supportate da qualche improvvido tecnico, nella emissione del fumo nero dal comignolo della Cappella Sistina per annunciare l’esito pur scontatamente negativo della prima votazione sul successore di Papa Francesco.
Il fumo è stato, ripeto, nero. Inconfondibilmente nero. Non bianco come quello che avrebbe annunciato l’avvenuta elezione. Ma neppure giallo, come lo hanno visto, anch’essi titolandovi, altri giornali. Giallo, appunto, da intrighi e simili.
Eppure bastava moltiplicare per 133, quanti sono gli elettori al Conclave, i minuti ragionevolmente necessari a ciascuno per pregare, votare e depositare con la formula di rito la scheda per capire che occorressero ben più della sola ora presasi da cronisti, fotografi, telecamere, seriosi commentatori ospiti dei vari studi per cominciare a scrutare il comignolo della Sistina e vedervi ogni tanto solo qualche piccione, trovandovi ispirazioni francamente al di sotto delle circostanze, Roba semplicemente da ridere scambiata per informazione.
Speriamo naturalmente che oggi vada meglio, in tutti i sensi, con le quattro votazioni programmate dietro quelle porte chiuse ieri nella solennità e segretezza del Conclave. Sulle quali il Cardinale Giovanni Battista Re, decano del Sacro Collegio ma escluso dal voto per l’età, non ha potuto apporre un cartello ripetitivo dei “doppi auguri”, formulati nella Basilica di San Pietro al concelebrante della messa propiziatoria Pietro Parolin nella triplice veste, in verità, di presidente del Conclave, di Segretario di Stato uscente del Vaticano e di candidato alla successione a Papa Francesco.
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