Dove non sono riusciti i fatti della politica, internazionale e interna, dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca proponendosi tregue e paci che non arrivano, spesso neppure a parole, hanno dunque provato i medici dell’ospedale romano di Santo Spirito, a pochi passi dal Vaticano, impiantando un pacemaker al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il cui problema sanitario sta nel ritmo troppo lento del suo cuore.
L’intervento era programmato, hanno annunciato e assicurato al Quirinale, dove il Capo dello Stato ha disbrigato i suoi affari d’ufficio, compresa un’udienza a Gianni Letta per festeggiarne i 90 anni, sino a qualche momento prima del ricovero in un clima per niente formale di ordinarietà.
Col cuore in qualche modo potenziato, comunque più protetto da quell’apparecchietto non più grande di una moneta da due euro, il presidente della Repubblica potrà fronteggiare meglio il più frequente, se non sistemico inconveniente del suo impegno istituzionale. Che è quello di trovarsi strattonato dalle opposizioni che, non avendo una leadership sicura, cercano di appoggiarsi al Capo dello Stato e di intrometterlo nella lotta politica contro il governo.
Buon lavoro anche di resistenza, signor Presidente, alla vigilia peraltro dell’ottantesimo anniversario della conclusione vittoriosa di un’altra Resistenza, con la maiuscola.
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