L’intestazione del piano di riarmo europeo voluta dalla presidente della Commissione di Bruxelles von der Leyen, che ha una certa conoscenza e pratica della materia essendo stata la ministra tedesca della Difesa, piacerà a pochi, o addirittura a nessuno dei leader incontratisi nella sessione ordinaria del Consiglio dell’Unione, ma il voto favorevole è stato unanime, col sì anche dell’Ungheria di Viktor Orban. Si è convenuto, in particolare, di “accelerare i lavori su tutti i piani per aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell’Europa entro i prossimi cinque anni”.

Ci sarà rimasto forse male, informato di questo testo non so dove e come, il vice presidente leghista del Consiglio Matteo Salvini. Che tuttavia privatamente aveva già smentito alla premier Meloni un capogruppo parlamentare del suo partito che aveva escluso un mandato in tal senso. Così comunque sono andate le cose a Bruxelles con l’apporto della stessa Meloni, non credo troppo sofferto.
Saranno invece soddisfatti in Italia, trovando alimento alla loro linea e propaganda, le opposizioni più radicali, che hanno arruolato d’ufficio il governo italiano, pur a partecipazione leghista, fra i guerrafondai d’Europa, decisi peraltro anche ad ostacolare la pace che Trump e Putin insieme vorrebbero imporre all’Ucraina di Zelensky. Il quale non a caso è tornato a raccogliere anche in questa sessione del Consiglio europeo, questa volta però senza il consenso dell’Ungheria, l’appoggio, la solidarietà e quant’altro nella resistenza opposta da più di tre anni all’invasione russa.
Queste sono le notizie da Bruxelles. Il resto è chiacchiericcio. Sotto, neppure dietro le quinte. Sottoscena più che retroscena.
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