La sospetta smania di pace di Putin nell’Ucraina da lui messa a ferro e a fuoco

Dal Corriere della Sera

         Spero che sul pessimismo della ragione avvertito o praticato dal mio amico Paolo Mieli prevedendo oggi sul Corriere della Sera il sostanziale crollo dell’Ucraina, fra la “distrazione” dell’Europa, nella guerra che da quasi tre anni conduce Putin, ora deciso a “chiuderla” piuttosto che “congelarla”, venga smentito dall’ottimismo non dico della ragione, gramscianamente, ma della casualità.

Da Repubblica

         Sarebbe uno spettacolo ben triste, peggiore di un incubo, quello di un’Europa che il giornalista inglese Bill Emmott, già direttore del mitico Economist, immagina persino tentata dall’idea di spingere il presidente ucraino Zelensky a dimettersi, a godersi finalmente una “meritata” vacanza, per rimuovere l’ostacolo alle trattative con Putin costituito appunto da una sua partecipazione. L’’uomo del Cremlino        si era proposto di rimuoverlo e persino ammazzarlo in una quindicina di giorni di cosiddetta “operazione speciale”, nel febbraio del 2022. Adesso  si accontenta, diciamo così, di contestarne la legittimità per la scadenza di un mandato che non ha potuto rinnovare con libere elezioni  nella sua terra messa a ferro e fuoco proprio da Putin.

Il premier slovacco Fico con Putin

         Un incubo, dicevo. Osceno, aggiungerei, anche nella scelta che Putin ha fatto del terreno in cui dovrebbe svolgersi la trattativa, cioè la resa, dell’Ucraina.  A Bratislava, Capitale della Slovacchia preferita nelle stanze del Cremlino, fra gli Stati membri dell’Unione Europea, all’Ungheria di Viktor Orban, pur tanto espostosi in questi anni a favore di Putin.

         Il presidente slovacco Robert Fico, da non confondere col quasi omonimo italiano a 5 Stelle aspirante più modestamente alla presidenza della regione Campania, è appena corso a Mosca per lasciarsi preferire dal despota.

Giorgia Meloni

         Fra gli elementi dell’ottimismo che ho chiamato “delle casualità” per contrapporle -ripeto- al pessimismo della ragione di Paolo Mieli, mi piacerebbe mettere o vedere bene in evidenza la premiership italiana di Giorgia Meloni. Così diversa da quelle alquanto ammaccate e disattente sempre -per ripetere un termine di Paolo Mieli- del francese Emmanuel Macron e del tedesco Olaf Scholz. Sarebbe bello che Putin inciampasse, appunto, nel passo della Meloni. Ancora più bello se vi inciampasse anche Donald Trump, oltre Atlantico. Mai dire mai in politica. Ma forse non solo in politica.

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