
Tanto fu accorto, sobriamente accorto, a suo tempo scegliendo la festa di San Francesco d’Assisi come giorno di fondazione del suo movimento politico ispirato alle stelle, quanto è stato distratto Beppe Grillo scegliendo per i funerali della sua creatura, salvo “compostazione” dei resti, il furgone -credo -credo- più costoso sul mercato dell’acquisto o dell’affitto. L’ho scambiato pure io, lì per lì, vedendolo arrivare alla sua guida, per un fuoristrada di listino ordinario, anche per i noti gusti meccanici di Grillo. Che nel lontano 1981 si avventurò alla guida del mostro di turno su una strada ghiacciata con esiti, a dir poco, infausti.
Sarà stato per avere lui dimenticato fiori e corone, cui ha poi provveduto sui giornali qualche vignettista, sarà stato per la mia inescusabile ingenuità di spettatore, non ho avvertito all’istante lo sfondo funebre della performance decisa da Grillo. E preannunciata come “messaggio delicato” 24 ore prima.

Ma ora, a esequie immaginate o proposte dall’alto della sopraelevata dove Grillo ritiene di essere visto, e anche preso un po’ giro, da un Giuseppe Conte abituato a muoversi nei sottopassaggi come una volta si pensava che fossero capaci solo i democristiani; a esequie, ripeto, immaginate o proposte, che cosa davvero ha in mente il fondatore di un movimento che ben prima del Landini dei nostri giorni si era proposto di rivoltare l’Italia come un guanto? O di aprire il Parlamento con le sue truppe d’assalto orgogliosamente non professionali, a mandato rigorosamente limitato, come una scatoletta o un barattolone di tonno? A saperlo davvero.
L’unica, reale prospettiva che si intravvede è di natura giudiziaria, si spesa solo civile e non anche penale, in una contesa lunga e complicata di sigle e di nomi, di contratti e di clausole. Un po’ troppo o troppo poco, secondo i gusti, per chi aveva pensato, quanto meno, di divertirsi. E per giunta gratis, senza andare necessariamente a teatro e pagare il biglietto.
Pubblicato sul Dubbio
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