Gentiloni libero offre “una mano” alla Schlein ma potrebbe diventarne un problema

Dal Dubbio

Sarà una coincidenza casuale, non di quelle garantite ai viaggiatori negli orari dei trasporti, quando funzionano, ma dovrebbe forse impensierire la segretaria del Pd Elly Schlein il convegno critico promosso in un albergo romano dal presidente del partito Stefano Bonaccini e un’intervista quasi simultanea rilasciata al Corriere della Sera da Paolo Gentiloni., ormai ex commissario europeo all’economia.  

Gentiloni al Corriere della Sera

         “Cosa farà adesso? Torna in Italia e si occupa anche del Pd?”, gli ha chiesto l’intervistatore Paolo Valentino, che ne ha seguito l’attività a Bruxelles.  “Vorrei continuare a dare una mano al progetto europeo, soprattutto nei rapporti con il Sud globale. E poi cercherò ovviamente di dare una mano anche in Italia, nel mio partito e nel centrosinistra, per contribuire a far maturare un’alternativa al governo. C’è ancora molta strada da fare per un’alternativa credibile”, ha risposto Gentiloni.

Romano Prodi

Quest’ultimo, quindi, sia pure ancora interessato al “progetto europeo”, si sente attratto “ovviamente”, ripeto, dalla politica interna italiana – cui ha partecipato nel passato da ministro e da presidente del Consilio- e dai problemi del suo partito. Il Pd appunto guidato dalla Schlein. Alla quale, del resto. già un altro ex presidente del Consiglio, e anche ex presidente della commissione europea, Romano Prodi, pure lui intervistato dal Corriere della Sera, ha appena consigliato, raccomandato e quant’altro di essere più concreta, diciamo così, nei propositi e nelle proposte di una reale alternativa di governo. Oggi ancora troppo generica, evidentemente, per attrarre gli elettori e strappare loro i voti necessari all’alternativa al centrodestra.

Stefano Bonaccini

Bonaccini nel convegno della sua area chiamata “Energia popolare” ha aggiunto alle osservazioni di Prodi una considerazione di metodo non meno importante, riguardante perimetri e criteri di gestione del “campo largo” -lo ha chiamato così, anche se non piace a Giuseppe Conte- in cui dovrebbero ritrovarsi i partiti di una nuova maggioranza. “Lo schema del volta per volta del cosiddetto campo largo- ha avvertito Bonaccini- non basta più. Serve una nuova alleanza di centrosinistra. Non lasceremo più a nessuno il diritto di porre veti e ricatti”.

Giuseppe Conte

Il riferimento è chiaro  all’antirenzismo di Conte, costato in Liguria al Pd, pur con quasi il 30 per cento dei voti contro meno del 20 per cento della destra riconducibile alla premier Giorgia Meloni, la sconfitta elettorale per il rinnovo anticipato dell’amministrazione regionale. Non parliamo poi, per restare al confronto fra i numeri elettorali di quella regione, del 4,6 per cento del movimento di Conte, non votato in Liguria neppure da Beppe Grillo.

Oltre alla conduzione di un’eventuale coalizione alternativa al centrodestra, Bonaccini ha sollevato un problema di metodo anche nella gestione del Pd da parte della segretaria riuscita l’anno scorso a precederlo nella corsa al Nazareno, superandolo nelle primarie aperte ai non iscritti dopo avere perduto nelle votazioni limitate ai tesserati.

In particolare, Bonaccini ha avvertito la Schlein, con largo anticipo rispetto ad una scadenza ordinaria della legislatura che non sembra minacciata davvero dalle divisioni che pur esistono nel governo e nella maggioranza, ridotte a “schermaglie” dalla Meloni, che le candidature sono cose troppo serie e delicate per rimanere nella disponibilità della segreteria del Nazareno, In mancanza del voto di preferenza le liste bloccate dei candidati al Parlamento andranno elaborate attraverso le primarie. Cui difficilmente d’altronde la Schlein potrebbe sottrarsi, visto che se n’è giovata nella scalata al vertice del partito.

Schlein con Landini e Bonelli

Anche di questo problemino, se vogliamo considerarlo così rispetto alla costruzione di quella che Bonaccini ha chiamato “una nuova alleanza di centrosinistra”, dovrebbe occuparsi Gentiloni nel “suo” Pd, ora che ne ha il tempo e, pare, pure la voglia avendo finito il suo lavoro a Bruxelles. Ma alla costruzione della nuova alleanza di centrosinistra appartiene pure -a pensarci bene- il perimetro andato sempre più allargandosi di recente con le incursioni del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Che ha rivendicato in piazza il carattere politico dei suoi scioperi, finalizzati a “rivoltare l’Italia come un guanto”, variante del calzino evocato dai magistrati più di trent’anni fa.

Pubblicato sul Dubbio

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