
Al buon Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera sono giustamente piaciuti modi e risultati delle elezioni inglesi che hanno riportato al governo dopo 14 anni i laburisti, senza che nessuno fra i conservatori sonoramente battuti abbia evocato chissà quali catastrofi in arrivo, chissà quali e quanti comunisti travestiti da laburisti già al lavoro, con le rapide procedure d’uso in Gran Bretagna, per fare risorgere tra il fumo di Londra il mitico sole dell’avvenire.

Persino a Repubblica su questa storia del sole dell’avvenire tornato con i laburisti al mitico numero 10 di Downing Street hanno scherzato con Altan che esorta, sotto un ombrello, l’illuso di turno a “non montarci la testa”.

La sinistra inglese “ha fatto centro” in tutti i sensi, per attenerci al titolo arguto del solito manifesto. Dove la passione orgogliosamente comunista ancora proclamata sotto la testata non impedisce a chi vi scrive di capire che Londra non è Roma. Dove, per rimanere alla giornata di ieri così giustamente festosa per i laburisti sulla Manica, la sinistra italiana si è ritrovata insieme davanti alla Corte di Cassazione, in una foto di gruppo che ha trattenuto a stento attori e comparse dello spettacolo sotto la statua di Cavour, per l’apertura formale della campagna referendaria contro le cosiddette autonomie differenziate delle regioni rimproverate al governo di Gorgia Meloni. Che però le ha solo ereditate, tentando di disciplinarle, dalle sinistre che le misero in Costituzione più di vent’anni fa per corteggiare la Lega di Umberto Bossi e cercare, peraltro inutilmente, di sottrarla alla tentazione di tornare nel centrodestra di Silvio Berlusconi. Da cui il Carroccio era uscito dopo solo nove mesi di corsa, con i tempi di un parto gestito dall’insofferente presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, smanioso di liberarsi di un presidente del Consiglio troppo malvolentieri nominato da lui stesso dopo l’imprevisto successo elettorale del 1994.

La sinistra italiana, dopo il suicidio compiuto cavalcando soprattutto contro Bettino Craxi nel 1992 le indagini giudiziarie di Milano e dintorni sul finanziamento illegale ma largamente diffuso della politica, è purtroppo ridotta a quella foto di ieri sotto la statua di Cavour, e davanti alla Cassazione. Londra, il suo nuovo primo ministro laburista Keir Starmer e tutto il resto continueranno ad essere per essa solo un falso, irrealistico punto di riferimento, troppo moderato. E Giorgia Meloni, nonostante i pezzi che sta perdendo in Europa il suo partito conservatore dopo i guadagni immediatamente successivi alle elezioni dell’8 e 9 giugno, continuerà probabilmente a rimanere dov’è, a Palazzo Chigi, sino all’esaurimento ordinario del suo primo mandato, già elettorale -peraltro- senza ancora disporre formalmente del premierato proposto al Parlamento per le edizioni successive, sue o di altri. Un premierato condiviso a suo tempo dalla sinistra ma ripudiato ora che a proporlo è la destra.
Lascia un commento