
Pochi, molti, troppi che possano essere stati -secondo le preferenze tutte politiche- i giorni che vi ha impiegato per intervenire, Giorgia Meloni in una lettera ai dirigenti e parlamentari del suo partito ha staccato la spina ai nostalgici del fascismo, razzisti, “macchiette” -ha scritto- “nelle mani degli avversari”. Per loro, giovani ma anche anziani che siano, non c’è più spazio nella destra che la Meloni rappresenta guidando il governo. Ma non per questo cesserà l’assedio politico e mediatico alla premier sul tema di un antifascismo che non sarà mai sufficientemente espresso per chi ha interesse ad intossicare il dibattito politico e a costruire sulla paura del fascismo alleanze, combinazioni, sogni di maggioranze alternative a quella uscita dalle urne un po’ meno di due anni fa. Basta una breve rassegna delle prime pagine dei giornali, che sanno essere anche peggiori dei partiti con i quali più o meno esplicitamente si schierano, o che indirizzano, per farsi un’idea della situazion

A parte la distrazione, diciamo così, della Repubblica di carta, che ha eliminato la questione dalla prima pagina appunto, dopo averla per un po’ cavalcata, tutti hanno cercato di fare i conti con l’intervento della Meloni. Alla quale, per esempio, il Corriere della Sera ha riconosciuto con la firma di Massimo Franco “una scelta signifcativa dopo l’errore iniziale” di una critica all’inchiesta giornalistica condotta con una telecamera nascosta in ambienti di partito affollati di “macchiette”, come le ha chiamate la Meloni.

Sulla Stampa invece con la firma dell’ex direttore Marcello Sorgi, che pure ha scritto di “un chiarimento senza le distinzioni precedenti”, la Meloni è stata invitata più o meno perentoriamente a “cancellare gli ultimi però”.
Sulla testata una volta sorella di Genova, Il Secolo XIX, il vignettista Stefano Rolli si è divertito a immaginare una Meloni che col “saluto romano” mette alla porta chi non ha ancora capito che aria debba tirare nella destra italiana, specie ora che il governo è a sua trazione.

Su Domani, il giornale col quale l’indomito Carlo De Benedetti si consola ogni giorno della perdita della Repubblica svenduta dai figli, hanno recuperato dagli archivi la foto di un tabellone della Camera durante una votazione per appello nominale per proporre la scritta della Meloni che “non ha risposto”. E ciò sotto un titolo di questo tenore e contenuto, a commento della lettera ai dirigenti parlamentari del suo partito: “Meloni nega l’evidenza”. Se questo è giornalismo o qualcosa d’altro spetta naturalmente dirlo solo ai lettori. Non scrivo altro.

Sul Fatto Quotidiano, giusto per non fargli torto ignorandolo, c’è un titolo un po’ da ossimoro. I “fascisti” sono “sospesi” e “razzisti e antisemiti fuori”, cioè cacciati. Mi parevano cacciati anche gli altri, ma sono evidentemente io che non so leggere, capire e quant’altro. E loro invece, Marco Travaglio e colleghi, a sapere leggere e capire tutto.
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