Se gli elettori americani sono messi persino peggio di quelli europei

Dal Fatto Quotidiano, ma anche dalla Verità

Senza bisogno di maramaldeggiare dando al presidente degli Stati Uniti del Rimbambiden, come hanno fatto da sinistra e da destra in Italia Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano e Maurizio Belpietro sulla Verità, in una convergenza per niente nuova, bisogna convenire che gli elettori americani non se la passano bene.

Forse essi stanno peggio anche degli europei che hanno appena votato per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo e debbono assistere impotenti al tentativo degli sconfitti eccellenti -Emmanuel Macron a Parigi e Olaf Sholz a Berlino- di fargliela pagare cara facendo finta di niente. Cioè continuando nei riti e nella logica che Gorgia Meloni, uscita meglio di tutti dalle urne, ha definito “del caminetto”, come nella cosiddetta prima Repubblica. Quando ancora la premier attuale non era ancora nata ma si scriveva e si diceva così  delle riunioni che i capi delle correnti democristiane tenevano alla Camilluccia per segnare la fine di un governo o di un segretario e la nascita di un altro. Ma anche cose minori, almeno nell’apparenza.  

Donald Trump

         Non so se oltre Atlantico, dopo il duello televisivo fra il presidente uscente e il suo rivale,  gli elettori debbano temere di più le dita che Joe Biden si passa sugli occhi quando cerca parole o idee o il ciuffo che il Donald Trump porta sulla fronte come una specie di bandiera. O di segnale a qualche altro assalto al Campidoglio americano se il risultato di un’elezione non gli piacesse, o non dovesse essere funzionale alle sue mai modeste ambizioni.

Dal Tempo

         Scommetto comunque, nonostante gli “Usa & getta” del titolo del Tempo di Tommaso Cerno, che negli Stati Uniti riusciranno a cavarsela da soli, diversamente da noi europei che in altre occasioni abbiamo avuto bisogno di loro per uscire dai guai nei quali ci eravamo ficcati in due sanguinosissime guerre mondiali. E magari questo avverrà oltre Atlantico nelle elezioni di novembre -senza far perdere in Italia la testa alla Meloni, che ha problemi pure lei, nonostante la vittoria dell’8 e 9 giugno-  ricorrendo pure da quelle parti ad una donna. Che Giuliano Ferrara sul Foglio ha previsto, immaginato, auspicato in Michelle Obama, la moglie dell’ex presidente degli Stati Uniti, come candidata dei democratici recuperata all’ultimo momento, se mai Biden dovesse rinunciare o costretto al ritiro. E che invece Cerno, sempre sul Tempo, ha previsto, immaginato, auspicato pure lui in Hillary Clinton, anche lei moglie di un ex presidente degli Stati Uniti ma già battuta da Trump nel 2016, pur avendo i democratici raccolto nelle urne il 48,2 per cento dei voti contro il 46,1 dei repubblicani. Sono gli scherzi della democrazia presidenziale americana cui gli Stati Uniti sono finora riusciti a sopravvivere, ringraziando la statua della Libertà eretta a loro protezione e insieme accoglienza.

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