Che noia nei seggi elettorali anche dei ballottaggi comunali

L’apertura di Repubblica

         Fra la speranza, coltivata per esempio da Repubblica nel titolo di apertura, che al Quirinale prevalgano “i dubbi” e le opposizioni ottengano un clamoroso rinvio alle Camere della contestata legge sulle cosiddette autonomie differenziate, e la preoccupazione per la fuga dalle urne nel centinaio di ballottaggi comunali con cui si sta concludendo questo giugno elettorale in Italia, mi pare che prevalga la seconda nei giornali.

Dal Corriere della Sera

         Non a caso il Corriere della Sera, da tempo in testa nella graduatoria commerciale delle testate, diversamente da Repubblica, ripeto, ha preferito aprire con “l’affluenza in calo” ai seggi, risultata alle ore 19 di ieri sera ferma al 28 per cento. Quattro ore dopo, alla interruzione notturna delle votazioni, è risultata al 37 per cento: troppo poco per sperare che fra la riapertura delle sezioni questa mattina e la chiusura pomeridiana e definitiva delle urne si possa raggiungere il miracoloso 62 per cento e oltre di votanti registrato al primo turno, quindici giorni fa, negli oltre 100 Comuni interessati ai ballottaggi: una percentuale che, avendo funzionato da traino, aveva contenuto l’8 e 9 giugno scorso la caduta dell’affluenza alle urne nelle elezioni europee sotto il 50 per cento: esattamente 49,69.

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno

         A Bari, dove pure l’amministrazione comunale uscente si è divisa fra cronache politiche e giudiziarie, i dati dell’affluenza si sono rivelati i più bassi d’Italia, sotto il 20 per cento alle ore 19 di ieri: il 18,53 su cui ha titolato sconsolatamente la locale ma storica Gazzetta del Mezzogiorno.

Dall’Ansa

         I ballottaggi che hanno fatto la fortuna di alcuni sistemi elettorali, per esempio quello francese, che fior di costituzionalisti in Italia indicano come esempio non sembrano dunque funzionare da noi neppure a livello amministrativo. E da parecchio, tanto che i leghisti ne sostengono l’abolizione ma non sono riusciti a convincere la maggioranza di cui fanno parte, risparmiandole un altro fronte di guerra, per quanto di carta e di parole, con le opposizioni dopo le già ricordate autonomie in attesa di giudizio al Quirinale, il premierato appena passato in prima lettura dal Senato alla Camera, la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e altro ancora.

La bandiera della Svizzera

         E’ difficile dire di chi sia, o di chi più di altri, la responsabilità di questa disaffezione elettorale, ormai a tutti i livelli. E’ francamente difficile dire anche se questo fenomeno debba ancora ritenersi davvero patologico, tanto da considerare in crisi la democrazia e quasi moribonda la rappresentatività degli organismi elettivi, o non debba invece ritenersi ordinario, ed eccezionali invece i dati ai quali eravamo abituati in passato. Certo è che nella confinante Svizzera, senza che nessuno si strappi le vesti nella stessa Confederazione e altrove, si legifera ormai a suon di referendum cui partecipa di solito il 40 per cento degli elettori.

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