
Più per i comizi di rigore dei sindacalisti, più per la pioggia dispettosa, più per il concertone tra l’acqua e il fango del Circo Massimo a Rona, la festa del lavoro di questo 2024 forse passerà non dico alla storia ma almeno alla cronaca politica per quel bacio che si sono scambiati Giuseppe Conte ed Elly Schlein sui prati di Portella della Ginestra. Che il 1° maggio del 1947 furono insanguinati dall’irruzione della banda di Giuliano col bilancio di undici morti e numerosi feriti.

Giunti separatamente sul posto, a Piana degli Albanesi, e rimasti a lungo separati nelle cerimonie e manifestazioni rievocative, ma anche di impegno politico e sindacale per il futuro, i due concorrenti alla guida di quello che, più o meno largo, dovrebbe essere o diventare “il campo dell’alternativa” al centrodestra al governo, come lo chiama Pier Luigi Bersani, si sono salutati e appunto baciati.

Il fair play, diciamo così, è salvo. Non si sa se risulterà salvo anche il destino della Schlein come segretaria nel Pd con l’aria elettorale che tira al Nazareno anche o soprattutto a causa dei rapporti non di alleanza ma di concorrenza persino feroce cercata dall’ex premier grillino, e subìta dalla sua controparte, sia pure tra qualche strappo verbale. E particolarmente rumoroso nella Puglia di un governatore piddino, Michele Emiliano, che fa ben poco per non apparire condizionato più da Conte che dalla segretaria del proprio partito.
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