La curiosa giornata della rabbia anti-israeliana proclamata dal vecchio Abu Mazen

La giornata della rabbia, naturalmente anti-israeliana, proclamata in tutto il mondo, quando già a Parigi peraltro erano state marchiate con la stella di David case e botteghe di ebrei, è stata la reazione di Mahmud Abbas, meglio noto come Abu Mazen, alle bombe lanciate anche su un campo profughi a Gaza. Sotto il quale, come sotto gli ospedali, le scuole, le chiese, i mercati e le abitazioni dei palestinesi, i terroristi di Hamas hanno sistemati i loro arsenali militari e comandi operativi e nascosto le centinaia di ostaggi ebrei catturati nel progrom del 7 ottobre. Tutte cose che al promotore della giornata della rabbia non sembra che abbiano procurato altrettanta rabbia, quanto meno, dei bombardamenti e di ciò che dovrà ancora seguire per neutralizzare quel sottosuolo. O distruggendolo con chi vi si si è asserragliato con le sue vittime, o obbligando il nemico e venirne fuori e a combattere a viso aperto, o arrendersi.

         Abu Mazen, peraltro cittadino onorario delle nostre Napoli e Pompei dal 2013, sta per compiere 88 anni, dei quali 18 trascorsi presiedendo l’Olp e tutte le altre sigle ereditate da Yasser Arafat.  E ritenendo con questo di rappresentare i palestinesi standosene più o meno comodamente chiuso nelle residenze private e ufficiali in Cisgiordania, ricevendo capi di Stato, di governo, diplomatici e altri rappresentanti di un po’ tutto il mondo e raggiungendo tutti i convegni e summit ai quali è invitato. Ma che lui rappresenti davvero i palestinesi in nome dei quali parla, si muove e si arrabbia è quanto meno dubbio perché lo stesso diritto di rappresentanza è rivendicato, per esempio, dall’organizzazione terroristica chiamata Hamas. Che a suo tempo lo espulse praticamente da Gaza ritenendolo inadatto al compito che un vero palestinese dovrebbe avvertire, secondo lo statuto della stessa Hamas, di eliminare lo Stato di Israele, non di conviverci, e di uccidere nel mondo più ebrei possibili. Proprio come si era messo in testa di fare a suo tempo un certo Hitler governando la Germania nazista.

         Chissà se Hamas si riconoscerà in Abu Mazen almeno per la giornata della rabbia che ha proclamato dopo la devastazione di un campo profughi. Certo è che assai curiosamente, a questo punto, israeliani e alleati, compresa la nostra Italia, hanno accettato la sfida terroristica del 7 ottobre ripromettendosi di restituire ad Abu Mazen e alle sue sigle ciò che Hamas ha loro sottratto non o non solo con il voto, visto che una volta a Gaza in effetti si votò, ma anche o ancor più col sangue.

         Altra cosa certa è che le sigle di Abu Mazen e Hamas hanno in comune una certa distanza, chiamiamola così, fra le ricchezze in cu vivono i loro dirigenti e la povertà alla quale hanno condannato i palestinesi che vorrebbero rappresentare e difendere, per ora solo esponendoli  alla miseria o ai bombardamenti, o a entrambi.

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