Forza Italia presidenzialista ma non più presidenziale dopo Berlusconi

Anche se ha qualcosa di biblico, di sacro quel “non avrai altro presidente fuori di lui” voluto da Antonio Tajani pensando a Silvio Berlusconi nel Consiglio Nazionale dal quale ha voluto farsi eleggere segretario di Forza Italia, e non appunto presidente, il partito azzurro non diventerà una religione, una Chiesa. Come invece a suo tempo alcuni democristiani immaginarono forse il proprio partito, soffrendo il gioco delle correnti che ne facevano spesso una torre di Babele, e i comunisti ritennero il loro convincendo addirittura gli avversari a considerarlo tale, ma col Cremlino al posto della Basilica di San Pietro a Roma.

         Dopo una trentina d’anni di vita sotto quella che è stata definita da fior di politologi “una monarchia assoluta” col compiacimento, in fondo, dello stesso Berlusconi, che non si lasciava scappare occasione per ricordare che a decidere era sempre lui, e lui soltanto, pur assicurando almeno a parole di sentire tutti, Forza Italia è diventata inevitabilmente un partito contendibile lasciandosi guidare da un segretario. Al quale non a caso il vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha auspicato che già al prossimo e primo congresso, nella primavera del 2024, possano proporsi per la successione un altro o più candidati. La cui vittoria farebbe del povero Tajani, suo malgrado, un emulo del giovanissimo protagonista del famoso film svedese del 1951 intitolato “Ha ballato una sola estate”. Neppure tutta peraltro, nel caso del mio amico Antonio, essendo cominciata con un certo ritardo.

         Nel partito non più presidenziale, pur ancora presidenzialista sul piano istituzionale, Tajani è partito con una elezione all’unanimità e con la benedizione della famiglia Berlusconi, al netto dell’assenza della sua ultima compagna e quasi moglie Marta Fascina, comunque rappresentata da alcuni fedelissimi unitisi all’elezione del segretario. Ma l’unanimità nei partiti, almeno in quelli davvero democratici, come Tajani per primo dovrebbe augurarsi che sia il suo, è sempre precaria. Persino la buonanima di Aldo Moro quando preparava il centro-sinistra, col trattino, preferì liberarsene in una riunione della direzione democristiana comunicando che il documento conclusivo era stato approvato “con le consuete riserve” dei centristi di Mario Scelba.  E a quest’ultimo che protestò avendo invece votato a favore, soddisfatto delle condizioni indicate per l’alleanza con i socialisti, Moro rispose amichevolmente spiegandogli la convenienza di un suo dissenso ufficiale perché  potessero essere condotte meglio le trattative col Psi di Pietro Nenni.

         Per quanto riguarda poi la benedizione della famiglia Berlusconi, della quale Tajani si è mostrato orgoglioso sino a commuoversi, forse non pensando solo ai debiti del partito accollatisi già in vita dal fondatore, ritengo personalmente che questa sia una partita tutta da vedere o giocare man mano che passerà il tempo.  Non gioco un euro né sulla prosecuzione né sull’interruzione del legame attuale tra il partito azzurro e i figli del fondatore, conoscendo bene la volubilità sia dei sentimenti sia degli affari combinati con la politica.

         Il compito del primo segretario di Forza Italia non sarà facile. Egli dovrà guardarsi sia dalle insidie interne, così chiaramente emerse dall’auspicio già ricordato di Mulè che un novo segretario possa essere eletto già nella primavera prossima, sia dalle insidie esterne riconducibili agli interessi politici, in particolare, o soprattutto, di Giorgia Meloni e di Matteo Renzi.

         La premier, e leader della destra, si è affrettata a rallegrarsi -credo sinceramente- della guida di Forza Italia assunta dal suo vice e ministro degli Esteri ma la lealtà di alleata e amica non potrebbe impedirle di aspirare a raccogliere qualche frutto da un’eventuale erosione del bacino elettorale azzurro dopo questa fase in cui i sondaggi positivi risentono forse anche di un effetto emotivo.

Di certo le difficoltà incontrate nella tenuta di una linea garantista, evidenziate dalla contestazione dell’urgenza o “priorità” della rimodulazione, cara al ministro della Giustizia Carlo Nordio, del nebuloso e sempre controverso reato di concorso esterno in associazione mafiosa, hanno ridotto forse le capacità attrattive della premier nei riguardi dell’area elettorale e parlamentare di Forza Italia. Il cui segretario non a caso ha tenuto a rimarcare la condivisione sua personale e del partito azzurro delle opinioni e delle iniziative di Nordio. Ma credo assai difficile che la Meloni, al di là delle contingenze, si lascerà convincere dalla ex direttrice del Secolo d’Italia Flavia Perina, che sulla Stampa l’ha sollecitata a liberarsi dell’ormai fantasma di Berlusconi e di tornare alla sua adolescenziale venerazione del magistrato Paolo Borsellino. La cui morte nella strage mafiosa di via D’Amelio, a Palermo, 31 anni fa aveva acceso in lei, appena quindicenne, la vocazione politica. Non credo insomma che la Meloni, per quanto possa o voglia consigliarla diversamente anche il magistrato e suo principale sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, potrà e vorrà perdere il Nordio tanto voluto prima come candidato della destra al Quirinale, poi come parlamentare e infine come guardasigilli. Né Nordio mi sembra francamente tentato da una vera rottura.

Ma oltre e più ancora della difesa dello spazio forzista dalla capacità attrattiva che ha pur sempre chi guida un governo e un’alleanza, Tajani ha perseguito con una forte rivendicazione del garantismo la difesa dello spazio forzista dal già citato Renzi. Che, smanioso come sempre, ripetendo l’errore della intempestività già compiuto in altre occasioni, ha lamentato una certa “timidezza” di Tajani proprio sul fronte garantista, contrapponendosi di fatto a lui come erede di Berlusconi in questo campo: una specie di “royal baby” di ritorno, dopo quello inventato da Giuliano Ferrara nel 2014 e smentito dallo stesso Berlusconi due anni dopo schierandosi contro la riforma costituzionale renziana nel referendum del 2016.

Pubblicato sul Dubbio

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