Gramellini rovescia il suo caffè addosso a Ursula Von der Leyen…..

         Nella furia di unirsi alle critiche e proteste politiche contro l’accordo con Trump sui dazi al 15 per cento Massimo Gramellini dalla postazione abituale sulla prima pagina del Corriere della Sera ha rovesciato la sua tazzina quotidiana del caffè addosso alla presidente della Commissione dell’Unione europea Ursula von der Leyen. Degradandola a “Ursula Vien dal Mare”, tipico esempio -ha spiegato ai lettori più sprovveduti o meno spiritosi- di “personalità inadeguata al ruolo”. Piegatasi anche al rito scozzese, diciamo così, della genuflessione al presidente americano Trump nella sua tenuta oltre oceano, in terra neppure europea dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, come sottolineato -sempre sul Corriere– dall’ex direttore Ferruccio de Bortoli.

         “Con tutti questi bulli in circolazione -ha concluso Gramellini- urge trovare a qualsiasi costo qualcuno che tuteli gli interessi del Vecchio (ma non defunto) Continente meglio della Serbelloni tedesca”, letterariamente Vien dal Mare, e del Fracchia olandese”. Che sarebbe il segretario generale della Nato Mark Rutte, recentemente supino a Trump davanti a telecamere e fotografi più ancora della presidente europea in terra scozzese.

         Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano non poteva certamente lasciarsi scappare l’occasione. Per cui ha concluso una ricostruzione oraria della prestazione di Ursula von der Leyen così: “Ore 12,06- Dopo ben 6 minuti di corpo a corpo VdL accenna a una riverenza da sdraiata. Trump le passa sopra: “Ops, scusa, credevo fosse il tappeto”. “Ma sono qui apposta!”. Se non l’avesse fatto Lei, glielo avrei chiesto io, Santità”.

         Di fronte a tanto spirito mediatico aggiuntosi -ripeto- alle dure reazioni politiche di parti che pure avevano concorso alla conferma di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione, concludo questa mezza rassegna stampa condividendo il sarcasmo del vistoso titolo di Maurizio Belpietro sulla sua Verità: “Gli eurofanatici scoprono che l’Unione è una ciofeca”.

E’ stato in effetti regalato a Trump un successo politico maggiore di quello economico che gli europei stessi gli hanno concesso con una visione catastrofista dei dazi al 15 per cento, e dei “dettagli” ancora da definire o scoprire.

La maturità rivendicata da Nordio nel diritto di cambiare idea….

Pur pleonastica in un giornale come Il Dubbio, che è premessa culturale e storica di ogni ripensamento, credo che meriti un approfondimento la difesa del diritto rivendicato dal guardasigilli Carlo Nordio di sostenere la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri da lui contesta invece con altri colleghi di toga nel 1994. Una separazione ora troneggiante nella riforma della giustizia all’esame delle Camere con la doppia procedura delle modifiche alla Costituzione. Una riforma contro la quale è paradossalmente cominciata sul piano mediatico una campagna referendaria prima ancora che la legge abbia finito il suo percorso parlamentare.

         Prima Nordio ha cercato di contestare sul piano personale la contestazione, a sua volta, dell’associazione nazionale dei magistrati, che aveva ritenuto di coglierlo in fallo ripescando anche fotograficamente quella sua firma galeotta, diciamo così. Ha motivato, in particolare, il ripensamento col suicidio di un suo sfortunato imputato, che però sembra arrivato -secondo l’archivio solitamente aggiornato di Marco Travaglio- prima ancora di quella sua firma. Poi, penso con più efficacia e pertinenza, il ministro ha ritrovato fra le carte e fatto ripubblicare un suo articolo del 2017, di otto anni fa, ben precedente alla riforma proposta dal governo alle Camere sulla riforma della giustizia, in cui il ripensamento è proposto filosoficamente e storicamente come sintomo, prodotto e quant’altro di “maturità”. Che manca di certo ai paracarri, di solito resistenti agli urti.

         Così paradossalmente Nordio ha r concesso il diploma di maturità anche a quei tanti esponenti del Pd che in anni non lontani sottoscrissero congressualmente l’impegno per la separazione delle carriere dei giudici e degli inquirenti e ora invece la contrastano. Credo maliziosamente, o andreottianamente, più per (loro) convenienza politica, nel timore di non essere ricandidati al Parlamento da un partito che nel frattempo ha cambiato linea su questo punto, che per maturità. 

         Otto anni fa, in epoca -ripeto- non sospetta, quando forse neppure pensava di entrare in politica, Nordio indicò come esempi di ripensamento Einstein e  Oppenheimer, pentitisi della bomba atomica dopo averla, rispettivamente, impostata e realizzata. E tale, metaforicamente, si è rivelata nell’uso che se n’è fatta la carriera unica dei giudici e dei pubblici ministeri. Che una volta, in vista alla città giudiziaria di Roma, per il racconto fattone da Rosario Priore che l’accompagnava, un altissimo magistrato inglese si scandalizzò di  vedere nello stesso ascensore.

         In quell’articolo di otto anni fa, scritto con una preveggenza inconsapevole per natura, Nordio citò come esempi di apparente contraddizione anche la pena di morte fatta applicare a Mussolini da Sandro Pertini e quella reclamata come magistrato da Oscar Luigi Scalfaro contro un imputato capitatogli tra mani, piedi e coscienza in tempi ancora di guerra. Meditate gente, in toga e non. Meditate.

Pubblicato sul Dubbio

Ripreso da http://www.startmag.it il 2 agosto

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