In senso politico non abbiamo solo i fratelli d’Italia costituitisi a suo tempo in partito, nel deserto creatosi a destra con le disavventure, a dir poco, di Gianfranco Fini. E affidatisi alla guida delle due sorelle Meloni: Giorgia, salita quasi tre anni fa a Palazzo Chigi, e Arianna, maggiore d’età ma minore di grado.
Abbiamo anche i fratelli Berlusconi: Marina e Piersilvio, figli di primo letto del compianto Silvio, fondatore di Forza Italia, e Barbara, figlia di secondo letto che ogni tanto mostra anche lei di voler dire la sua in politica.
Oltre che fratelli Berlusconi, che dal padre hanno ereditato per ora solo i debiti del suo partito, che ne fanno non dico i proprietari ma sicuramente i garanti finanziariamente, molto più concretamente di quanto sia stato Beppe Grillo sino a qualche tempo fa per il Movimento 5 Stelle; oltre che fratelli Berlusconi, dicevo, Marina e Piersilvio sono per Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, “amici”. Come li ha definiti lo stesso Tajani, specie parlando di Marina, come ha fatto di recente per mettere le mani avanti a chi le attribuiva un dissenso silenzioso dal cosiddetto jus scholae per la cittadinanza. Che Tajani ha sostenuto sino ad adombrare la possibilità di farlo approvare in Parlamento a qualsiasi costo e mezzo, ritrovandosi insieme, per esempio, col Pd di Elly Schlein, e contro la Lega e buona parte, se non tutti i fratelli d’Italia. Un dissenso silenzioso, dicevo parlando di quello di Marina Berlusconi che Pier Silvio ha espresso invece pubblicamente contestando la priorità attribuita da sinistra alla riforma della cittadinanza degli immigrati.
Ma Pier Silvio non si è limitato a parlare pubblicamente dello ius scholae. Egli ha voluto rispondere, e ancor più parlare di sua spontanea iniziativa, della “passione” politica, ereditata anch’essa dal padre con le aziende e tutto il resto, e della tentazione -chiamiamola così- di tradurla fra o entro due anni nella cosiddetta discesa in campo. Come fu quella del padre a 58 anni, quanto il figlio ne avrà -guarda caso- quando verranno rinnovate le Camere. Tanto, il cognome Berlusconi già è nel titolo del partito, come un marchio di fabbrica. Come la Fiat sulle macchine che produceva.
Non dico apposta, per carità, con la malizia alla quale cedeva anche la buonanima di Giulio Andreotti scommettendo di indovinarci, ma nei fatti l’ipotesi di un Berlusconi in piena attività politica ha finito per allungare una fastidiosa ombra di precarietà sul segretario di Forza Italia eccetera eccetera Antonio Tajani. Che già si sente, con una ironia che in verità non gli è riuscita tanto bene, visto il tuffo che hanno fatto nelle sue acque un po’ tutti i giornali e i suoi avversari, “il ministro degli Esteri più sfigato della storia”, fra guerre che non si fermano e tregue che non reggono. In bocca al lupo, Antonio.
Pubblicato sul Dubbio