Così, a caldo, mentre ancora arrivano dagli Stati Uniti i dati non definitivi della vittoria di Donald Trump su Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca lasciatemi dire che trovo esagerata quella bandiera americana in fiamme sventolata, non so se più per paura o per rabbia, sulla prima pagina di Domani. Che è il giornale orgogliosamente posseduto dal vedovo di Repubblica Carlo De Benedetti. Che già l’altra volta, alla prima elezione di Trump, appunto, alla presidenza degli Stati Uniti volle farsi sorprendere imprudentemente dalla vittoria pronosticando nel salotto televisivo di Lilli Gruber, otto anni fa, la bocciatura del tycoon, da lui considerato anche troppo pieno di debiti per poter essere davvero eletto. Come in cuor suo nel 1994 aveva considerato Silvio Berlusconi prima che il Cavaliere vincesse in Italia le prime elezioni politiche della seconda Repubblica andando direttamente a Palazzo Chigi.
Quella bandiera in fiamme durante la notte sullo sfondo di una carta geografica degli Stati Uniti, e forse anche di qualcosa di più, è semplicemente una follia, superiore a tutte le altre che possa avere detto e minacciato, o promesso, Trump nella sua scomposta campagna elettorale.
La prima cosa che non si deve perdere davanti ad una notizia o a uno scenario sgradito è la testa.
Diavolo di un guastafeste, ma anche guastaguai, Papa Francesco con la sua visita a casa di Emma Bonino, convalescente da una crisi respiratoria che l’aveva costretta ad un ricovero, ha conteso e persino sorpassato su alcune delle prime pagine i concorrenti alla Casa Bianca. Che si stavano ancora contendendo ieri all’ultimo voto la successione al presidente americano Joe Biden.
Il Papa a Campo dei Fiori
Con i loro 163 anni e rotti complessivi sulle spallei due antagonisti in tante battaglie, l’antiabortista e antidivorzista Bergoglio e l’abortista e divorzista Bonino, hanno offerto un’immagine che da sola riabilita tutte le battaglie che possono svolgersi sul piano della politica e delle idee, senza compromettere persino i rapporti personali. Non siamo mica ai tempi di Giordano Bruno arso vivo nel 1600, la cui statua domina Campo dei Fiori, a pochi passi dalla casa della Bonino dove il Papa ha voluto andare a trovare la leader del mondo radicale che fu di Marco Pannella: altra persona che riusciva ad avere coi Papi di turno un rapporto di amicizia e persino simpatia, oltre che di rispetto.
La statua di Giordano Bruno
Le immagini del Papa dalla e con la Bonino, divisasi per 48 dei suoi 76 anni fra Parlamento e governo, di livello nazionale ed europeo, non contrastano felicemente solo con quelle d’oltre Oceano di una lotta all’ultimo voto e all’ultimo insulto, almeno da parte dell’ex presidente americano deciso a rifarsi della sconfitta mai riconosciuta di quattro anni fa. E paradossalmente aiutato anche da un attentatore che a luglio scorso lo insanguinò di quel che bastava per fare gridare a Trump di essere protetto da Dio. E per farlo avvolgere dai tifosi nella bandiera dell’eroismo e del martirio, pur mancato.
Giorgia Meloni, Sergio Mattarella e Fabio Pinelli
Le immagini provenienti da Campo dei Fiori contrastano, più modestamente ma non meno significativamente, anche con quelle di una lotta politica italiana tanto esasperata, fra maggioranza e opposizioni, e all’interno dell’una e delle altre, che ci si scontra in queste ore anche su un incontro svoltosi a Palazzo Chigi, addirittura con lo “stupore”, a dir poco, non smentito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli. Che pure è stato motivato a Palazzo Chigi, con la condivisione dell’ospite, richiamandosi al senso doveroso della cooperazione fra le istituzioni richiamato più volte, anche di recente, dal Capo dello Stato. E ciò quando già era scoppiato il caso della opposta lettura delle norme in vigore contro l’immigrazione clandestina da parte del governo e di alcuni giudici che reclamano il diritto di disattenderle.
Di questo “sorprendente” incontro, anche nella percezione -ripeto- attribuita senza smentite al Quirinale, ora Meloni è stata chiamata dalle opposizioni a riferire, cioè a rispondere, al Parlamento. E Pinelli, da parte dei suoi critici, al Consiglio Superiore della Magistratura. Una sorpresa tira l’altra.