Dalla Liguria, dove si è votato a fine ottobre, alla Campania, dove si voterà l’anno prossimo, non passando ma saltando le elezioni fra quindici giorni in Emilia-Romagna e in Umbria. Ciò che resta del MoVimento 5 Stelle, meno del 5 per cento in Liguria, riconducibile per intero all’ex presidente del Consiglio, “l’uomo politico -lo ha consolato Marco Travaglio di recente- più sottovalutato nel mondo”, dove la gente perde ancora il suo tempo evidentemente occupandosi o preoccupandosi, secondo i casi, dei concorrenti alla Casa Bianca; ciò che resta, dicevo, del MoVimento 5 Stelle rosica per il Pd di Elly Schlein. Che in Liguria, pur mancando la presidenza della regione, lo ha distanziato di ben 23 punti mostrando impietosamente il carattere velleitario dell’ambizione di Conte a restare sul piedistallo, alzatogli da Goffredo Bettini, del “punto più alto dei progressisti”.

“Certo, al momento -ha scritto Travaglio nel suo editoriale, o mattinale, di giornata sul Fatto Quotidiano- la partita dei consensi la stravince il Pd. Ma Grillo non sposta più un voto, mentre in Campania De Luca è il Pd. Se si candida contro il Pd forse non vince ma sicuro lo fa perdere. Che farà Elly?”.
Domanda per domanda, che c’entra la Liguria con la Campania e con il duello fra la Schlein e il presidente della regione Vincenzo De Luca, rappresentati sul Fatto in un fotomontaggio di copertina con due pistoloni fra le mani, pronti a muoversi per spararsi addosso? C’entrano per la possibilità avvertita, auspicata e quant’altro dall’estimatore di Conte di vedere in Campania la segretaria del Pd umiliata da De Luca più di quanto Grillo in Liguria non abbia fatto con lo stesso Conte. E così finisce nella immaginazione di Travaglio l’incubo di una Schlein leader lei sì della sinistra alternativa al centrodestra.

La Schlein, arrivata al Nazareno promettendo di fare fuori uno alla volta i “cacicchi”, che sinora hanno però tutti resistito a loro modo, ha appena confermato il suo no al terzo mandato di De Luca alla presidenza della Campania. Ma su questo no il Pd si è spaccato nel Consiglio regionale, dove il presidente uscente intende cambiare la legge locale in tempo per ricandidarsi.

A questo punto si ripropone la domanda di Travaglio su cosa farà la Schlein, o Elly, come la chiama con familiarità forse ironica. “Accompagnerà alla porta -ha chiesto l’amico dell’ex presidente del Consiglio- la sua mina vagante come sta facendo Conte con Grillo, o abbozzerà con l’ennesima supercazzola? E’ quando il gioco si fa duro che si distinguono i veri leader dai quaquaraquà”. Parole che dicono e provano impietosamente a che livello sia scesa la competizione all’interno delle opposizioni, a tutto vantaggio della premier Giorgia Meloni, per quanto costretta a difendere le prerogative del suo governo dalla solita magistratura abituata da una trentina d’anni a scambiare la propria autonomia per sovranità, cioè per prevalenza.