
“Riscatto” forse è una parola esagerata, pur usata dopo i primi exit poll nei riguardi del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il cui partito socialdemocratico dopo i cattivi risultati delle elezioni europee di giugno e delle successive regionali in Sassonia e Turingia è riuscito a conservare il primato nel Brandeburgo con più del 30 per cento dei voti. Resistenza, ha titolato il Corriere della Sera.

L’estrema destra alternativa Afd è rimasta indietro di poco più di un punto, pur avendone guadagnati 6 rispetto alle elezioni precedenti. Ne ha guadagnati quasi 5 anche il partito socialdemocratico, mentre hanno perduto quasi 4 punti i democristiani della Cdu, scesi al 12 per cento, e si sono più che dimezzati verdi, scesi sotto il 5 per cento.

A rovesciare gli ultimi sondaggi, che davano l’estrema destra in vantaggio, sia pure di poco, è stata la maggiore affluenza alle urne, salita di 12 punti rispetto al 61 per cento delle analoghe elezioni di cinque anni fa. È stato evidentemente avvertito il carattere politicamente e mediaticamente decisivo di questo passaggio elettorale per il cancelliere, a rischio di sostituzione col più popolare, o meno impopolare, ministro della Difesa Boris Pistorius prima ancora delle elezioni generali e ordinarie dell’anno prossimo in Germania.

Più che di un riscatto, si può forse parlare per Scholz, tenuto peraltro lontano dalla campagna elettorale dal governatore in carica da 11 anni, Dietmar Woidke, di un salvataggio per il rotto della cuffia. O per “un soffio”, come ha titolato Repubblica. La posizione sua personale e del partito socialdemocratico tedesco resta critica -o “debole”, secondo La Stampa- per la forte avanzata di una destra che, diversamente da quella italiana conservatrice -guidata dalla premier Giorgia Meloni, per quanto accusata dalle opposizioni di non avere saputo o voluto rompere con le origini fasciste della fiamma ancora presente nel suo simbolo- è di un estremismo dichiarato e compiaciuto, nostalgica del nazismo.

Della crescita di questa estrema destra tedesca non si può tuttavia considerare responsabile solo il partito del cancelliere. Incapace di prevederne e prevenirne la crescita è stata anche la Dc tedesca, contrariamente a quanto seppe fare la Dc italiana ai suoi tempi, certamente diversi -assai diversi- da quelli di oggi in Germania e, più in generale in Europa. Una Germania la cui riunificazione non le ha risparmiato la rinascita e l’espansione di una destra, peraltro nella parte soprattutto orientale del Paese reduce dall’esperienza comunista.