Dietro la protesta incompiuta di Castagnetti contro il Pd intestato a Berlinguer

La tessera 2024 del Pd decisa da Elly Schlein

         Non stupisce di certo la tempestività della reazione negativa di Pier Luigi Castagnetti al tesseramento del Pd in corso con l’immagine di Enrico Berlinguer. Di cui si sarebbe voluta celebrare -si è detto dalle parti della segretaria Elly Schlein- non il 43.mo anniversario della “questione morale”, tornata sulle prime pagine dei giornali per iniziativa di Giuseppe Conte e sollevata contro la Dc e tutti gli altri partiti dal capo del Pci in una celebre intervista a Eugenio Scalfari, ma più semplicemente il 40.mo anniversario della morte. Che avvenne un po’ sul campo, per un malore che lo colse durante un comizio e gli fece perdere la vita in poche ore.

La protesta di Castagnetti in una intervista al Giornale

         Castagnetti, dopo la morte di Franco Marini negli anni del Covid, la fuoriuscita di Giuseppe Fioroni, e nonostante l’attivismo correntizio di Dario Franceschini o Lorenzo Guerini, è nel Pd l’esponente più autorevole di quella che fu la Democrazia Cristiana. Dove era stato il capo della segreteria politica di Mino Martinazzoli, diventando poi l’ultimo segretario del Partito Popolare Italiano prima della confluenza nella Margherita, e con questa nel Pd. E’ un uomo dalla bonomia solo apparente, ed emiliana. In realtà, è uno durissimo, di convinzioni radicate. Può dunque avere stupito, semmai, il limite che si è imposto nella protesta contro un Pd che con l’immagine di Berlinguer stampata sulla tessera del 2024 è diventato più rosso e meno bianco di quanto già non fosse, o non fosse diventato con l’inatteso arrivo della pur giovane Elly Schlein alla guida. Che. aveva solo 4 anni quando Achille Occhetto, nel 1989, prese le distanze dal muro demolito a Berlino col comunismo che rappresentava e, partendo da una sezione di Bologna, avviò la “Cosa” sfociata nel Pds e nella quercia che lo simboleggiava al posto della falce e martello finiti a terra.

Il rapporto di vecchia data di Castagnetti con Mattarella

         Che cosa ha trattenuto Castagnetti -79 anni ancora da compiere, uno in più dell’ex magistrato Nicola Colaianni bocciato per la sua età da Giuseppe Conte come candidato comune del Pd, 5 Stelle e cespugli a sindaco di Bari- dal tirare le conseguenze dalla sua protesta seguendo  gli amici democristiani già andati via dal Nazareno? La speranza davvero che la segretaria superi il giro di boa delle elezioni europee di giugno e abbia il tempo e la voglia di stampare sulla tessera di partito del 2025 gli occhi o il volto e le frasi di don Luigi Sturzo, o di Alcide De Gasperi o di Aldo Moro, come ha detto conversando al telefono con un intervistatore del Giornale? O, come sospettano gli scaltri di scuola andreottiana, convinti che a pensare male si faccia peccato ma s’indovini, la paura di coinvolgere in un clamoroso annuncio di fine rapporto o appartenenza l’ex collega di partito e ora presidente della Repubblica Sergio Mattarella? Col quale egli ha conservato una frequentazione e un’amicizia notissime nei palazzi della politica, a cominciare dal Quirinale. Dove il presidente in carica ha ancora da compiere quasi  cinque dei sette anni del suo secondo mandato.

La nostalgia galeotta della pur giovane Elly Schlein al Nazareno

Dal Dubbio

Potrebbero costare cari a Elly Schlein quegli occhi di Enrico Berlinguer fatti stampare sulla tessera d’iscrizione al Pd in questo 2024, nel quarantesimo anniversario della morte del leader comunista avvoltosi nella tela della “diversità” del suo partito, ch’egli considerava moralmente superiore a tutti gli altri. Partito per il quale – disse nel suo ultimo, tormentato comizio, mentre gli mancavano le forze-  i mililtanti dovevano andare a chiedere e raccogliere i voti “casa per casa, strada per strada”. Parole anch’esse stampate sulla tessera del Pd di quest’anno. Che peraltro è contrassegnato, come allora, da una campagna elettorale europea.

         L’ormai morto Berlinguer ne raccolse in effetti di voti in quel turno, sino a sorpassare la Dc allora guidata da Ciriaco De Mita, che l’anno prima aveva dovuto cedere a malincuore la guida del governo al leader socialista Bettino Craxi, dopo averla dovuta lasciare già, per meno tempo, al repubblicano Giovanni Spadolini.

I funerali di Enrico Berlinguer l’11 giugno 1984 a Roma

Ma quello dei comunisti fu un sorpasso tanto clamoroso quanto inutile non solo perché Berlinguer nel frattempo era ormai morto -ripeto- ma anche o soprattutto perché il referendum contro i tagli antinflazionistici alla scala mobile dei salari, da lui lasciato in eredità ad Alessandro Natta con l’obiettivo di sconfiggere il primo governo italiano a guida socialista, determinò invece l’anno dopo la sconfitta più cocente e rovinosa, politica e sociale, del Pci. Un po’ come la sconfitta nel referendum sul divorzio nel 1974 aveva danneggiato la Dc guidata da Amintore Fanfani, e segnato l’apertura di una crisi aggravata nel 1978 dalla tragica scomparsa di Aldo Moro.

         Quegli occhi -direi, quegli ultimi occhi- di Enrico Berlinguer potrebbero costare cari ad Elly Schlein, specie se accompagnati il 9 giugno prossimo da un modesto risultato delle elezioni europee, perché l’uso appena fattone sulla tessera addirittura d’iscrizione hanno aggravato la crisi d’identità del Pd. Che ora è ancora più rosso e meno bianco di prima, ricordando anche emotivamente, oltre che politicamente, più il Pci peraltro travolto dal crollo del muro di Berlino, e del comunismo, che la Dc confluita per quel che ne restava, soprattutto a sinistra, nel partito ora del Nazareno.

Dal Giornale di ieri

         “Non metto in dubbio la forza del pensiero e il profilo di Berlinguer. Ma il Pd non è la prosecuzione del Pci. Siamo altra cosa e non possiamo accettarlo”, ha immediatamente protestato in una intervista al Giornale un personaggio non certo di secondo piano di quello che fu il mondo democristiano, e notoriamente amico di Sergio Mattarella, come Pierluigi Castagnetti. Il quale ha aggiunto: “Se Elly Schlein vuole un partito che sia una versione aggiornata del Pci tanti saluti. Noi non ci siamo. E’ una scelta ma si abbia il coraggio di dirlo”, senza evidentemente coprirsi o nascondersi dietro un anniversario, per quanto importante.

Elly Schlein e Pierluigi Castagnetti

         Per riparare all’errore, o come altro si voglia definirlo, Castagnetti ha praticamente proposto di mettere sulla tessera del Pd dell’anno prossimo gli occhi di don Luigi Sturzo, o di Alcide De Gasperi, o di Aldo Moro. Ma con l’aria che già tirava e ancor più tira adesso c’è da chiedersi se la Schlein arriverà all’anno prossimo come segretaria del Pd, schiacciata com’è dalla crisi identitaria -ripeto- della sua formazione politica. E dalla concorrenza che le fa dall’esterno il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte cavalcando con destrezza pari alla spregiudicatezza politica, o disinvoltura, la famosa questione morale intestatasi proprio da Enrico Berlinguer nell’estate del 1981 parlandone con Eugenio Scalfari.

E’ una questione, quella morale, esplosa come un missile a più stadi nella Puglia del governatore piddino, e magistrato in aspettativa, Michele Emiliano. A rischio pure lui di esplosione, o di schiacciamento fra le pressioni di Conte e quelle della Schlein, concorrenti anche nell’uso, o abuso, delle indagini e cronache giudiziarie.

         Ah, che scherzi fa la politica, E che rivincite riesce a prendersi la storia. Basta che il malcapitato di turno aspetti che passi il tempo, se naturalmente ha la fortuna di sopravvivere agli eventi.

Pubblicato sul Dubbio

Ripreso da http://www.startmag.it il 20 aprile

Blog su WordPress.com.

Su ↑