Le carceri peggiori dell’Inferno, sgomberato da Papa Francesco

Dal Dubbio

Recidivo probabilmente nella “bestemmia” attribuitami di recente da un navigante internettiano per avere io dissentito da una delle ormai frequenti interviste del Papa, sono rimasto meno felicemente sorpreso o compiaciuto del suo interlocutore Fabio Fazio, sulla 9, o Nove in lettere, sentendolo riproporre l’Inferno “vuoto”. Anche se questa volta, in verità, dichiaratamente “immaginato”, e non garantito.

Papa Francesco intervistato da Fazio

         Con tutto quello che accade nel mondo, e che tanto addolora primo fra tutti lo stesso Papa, rimasto senza parole durate l’ultima messa di Pasqua, preferendo il silenzio all’omelia assegnatagli dalla liturgia, Francesco ha voluto essere più misericordioso dello stesso Cristo, o Dio, misericordissimo al quale si ispira come rappresentante in terra. Una terra, sempre al minuscolo per come l’abbiamo ridotta noi che l’abitiamo, sulla quale alcuni malvagi arrivati finalmente alla morte potrebbero farla fatta all’aldilà -direbbe Pier Camillo Davigo ripetendo la rappresentazione ch’egli solitamente fa degli assolti- e altri che tardano a lasciarla continuando le guerre che hanno cominciato, o aggravandole, o cominciandone di nuove, potrebbero o dovrebbero cavarsela con un perdòno liberatorio.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

         Potrei paragonare il Papa ad un utopistico ministro della Giustizia -una volta anche di Grazia, oltre che di Giustizia- che non vede l’ora di svuotare le carceri, visto anche che sono sovraffollate, o di chiuderle, o di abbatterle senza neppure farne dei musei a memoria della cattiveria di chi vi era finito dentro o ve li aveva mandati persino da innocenti. Ma riconosco, per quel pò di fede che ancora rivendico da bestemmiatore occasionale, che sarebbe riduttivo per un Pontefice essere assimilato ad un Guardasigilli, anche se di nostro Signore, e non della nostra premier, signora Giorgia Meloni, com’è più modestamente Carlo Nordio. Che a carceri, non avendone a sufficienza per sistemarvi meno scomodamente quelli che vi mandano i giudici per scontare le condanne definitive, o vi spingono i pubblici ministeri già durante le indagini, in attesa anche solo di un rinvio a giudizio, cerca di trasformare un po’ di caserme abbandonate.

Dal Foglio di ieri

         E pensare che, nonostante questo gran daffare di Nordio e della sua premier, l’uno e l’altra tuttavia abbinati al vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, si sono appena guadagnati sul Foglio una strigliata dell’esigentissimo direttore Claudio Cerasa con un editoriale dal titolo che potrebbe bastare ed avanzare per darvi un’idea del contenuto: “I messaggi sbagliati di questa destra law and disorder”.

Claudio Cerasa sul Foglio

 Ma io voglio anche offrirvene testualmente la parte conclusiva, comprensiva della ciliegia con la quale Cerasa si firma come il fondatore Giuliano Ferrara con l’elefantino rosso: “Da quando si è insediato, il governo Meloni ha scelto di correggersi su molti fronti ma non su uno: la volontà di mostrarsi agli elettori come una destra che si trova all’opposto del famoso modello law and order. Law and order sapete cosa vuol dire: avere a cuore le leggi e fare di tutto per applicare quelle leggi per mantenere un ordine nel paese. La destra modello Meloni (e Salvini) ha scelto invece d modificare questo approccio e si è riscoperta ancora una volta lontana dal modello law and order e vicina al modello law and disorder”.

E questo magari, almeno a sentire gli ultimi strepiti delle opposizioni non tutte e non sempre affini agli umori del Foglio, per quei modesti abusi, o disordini, edilizi -tra soppalchi e terrazzini chiusi- che Salvini vorrebbe sanare, neppure gratuitamente, per restituire le relative abitazioni al mercato. Dove i notai non possono redigere contratti né di vendita nè di acquisto. Che esagerazione. Qui siano oltre l’utopia dalla quale è cominciato tutto il mio ragionamento.

La falsa, o illusoria, retromarcia dei magistrati sulla strada dello sciopero contro i test

         Contrariamente a certe rappresentazioni giornalistiche delle decisioni e valutazioni espresse dall’associazione nazionale dei magistrati sui test psicoattitudinali contemplati in un decreto legislativo del governo, firmato dal presidente della Repubblica e pubblicato sabato sulla Gazzetta Ufficiale, lo sciopero di protesta delle toghe non è scomparso dall’orizzonte. Non vi è stata eclissi su questo fronte.

Giuseppe Santalucia

         Il documento approvato all’unanimità dal comitato direttivo dell’associazione sindacale presieduta da Giuseppe Santalucia ha tenuto a preannunciare “ulteriori iniziative di protesta, nessuna esclusa”, quindi neppure lo sciopero. Che è già stato indicato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, anche a costo di aumentare la sua impopolarità fra gli ex colleghi, come un’occasione eventuale di ulteriore discredito di una categoria che da anni è in costante perdita di fiducia popolare nei sondaggi.

Sergio Mattarella

         A trattenere quanto meno i vertici associativi sulla strada dello sciopero immediato, che forse si aspettavano i settori più radicali del sindacato, sono state solo considerazioni o valutazioni tattiche. Fra le quali è probabilmente prevalso il timore di tradurre una iniziativa del genere, vista la non imminente applicabilità del decreto, contemplata solo fra due anni, in uno sgarbo verso il capo dello Stato, e presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Sergio Mattarella. Il quale ha controfirmato rapidamente il provvedimento, forse non considerandolo soltanto un atto dovuto. E nella consapevolezza che la sua promulgazione non pregiudica, come per qualsiasi legge o atto equivalente, giudizi e interventi di altri organi di garanzia previsti dalla Costituzione.

Francesco Cossiga e Bettino Craxi

         E’ vero che sono stati in passato anche scioperi proclamati direttamente ed esplicitamente contro lo stesso presidente della Repubblica, in particolare all’epoca di Francesco Cossiga. Che una volta aveva minacciato di mandare i Carabinieri al Consiglio Superiore della Magistratura se, in deroga ai suoi moniti, avesse deciso di mettere nella sua agenda di lavoro una specie di processo al presidente del Consiglio Bettino Craxi, come se il Csm potesse revocare la fiducia accordatagli costituzionalmente dalle Camere. Ma erano, anzi furono appunto altri tempi. A meno che qualcuna, fra le anime -diciamo così- della magistratura sindacalizzata, se non vogliamo dire anche politicizzata, non abbia intenzione di ripercorrere vecchie strade al limite dell’eversione, magari incoraggiate anche dal degrado che continua a interessare pure la politica. Che è alle prese con edizioni sempre rinnovate della cosiddetta questione morale evocata negli anni Ottanta dalla buonanima di Enrico Berlinguer una svolta sganciatosi, o proprio per sganciarsi  dall’esperienza della cosiddetta solidarietà nazionale, scioltasi nel sangue del sequestro di Aldo Moro.  

Il Papa Francesco “umano, troppo umano” del monaco Enzo Bianchi

Enzo Bianchi su Repubblica

         “Troppo buono, anzi bonaccione Giovanni XXIII, troppo aristocratico Paolo VI, troppo intellettuale Benedetto XVI, e umano, troppo umano, Papa Francesco”, ha scritto Enzo Bianchi, il monaco fondatore e priore della Comunità di Bose sino al 2017, su Repubblica di ieri in un commento pubblicato a pagina 22, senza alcun richiamo in prima. Dove pure ci sarebbe stato bene. Esso avrebbe in qualche modo compensato l’assenza della notizia -che tale almeno avrebbe dovuto essere considerata- della nuova intervista televisiva concessa da Papa Francesco a Fabio Fazio, gratificato così dal Pontefice anche sulla nona rete, come l’altra volta sulla Rai. Le simpatie di Francesco non cambiano per fortuna con le postazioni di lavoro, chiamiamole così, della persona che ha saputo guadagnarsene la fiducia. E anche questo forse ne fa un papa “umano”, direbbe o scriverebbe Enzo Bianchi.

Il Papa intervistato da Fabio Fazio

         Il giudizio del monaco famosissimo anche per le sue vicissitudini, praticamente rimosso da priore a Bose dopo una specie di ispezione apostolica, destinato ad una filiale toscana del monastero piemontese e sistematosi invece a Torino in un appartamento messogli a disposizione da un amico, è stato espresso su Repubblica  a prescindere dalla seconda intervista a Fazio, ma a commento di precedenti esternazioni del Pontefice. Non posso quindi né sostenere né solo sospettare che di umano, anzi “troppo umano”, come lo stesso Bianchi ha scritto, debba intendersi anche lo sgombero dell’Inferno praticamente eseguito da Papa Francesco immaginandolo “vuoto”. Evidentemente grazie alla grandissima, inesauribile misericordia di Dio, per quanto continuino a morire e ad arrivare all’aldilà fior di delinquenti seriali, o stiano per raggiungerli dei peggiori, responsabili per esempio delle tante guerre in corso.

Enzo Bianchi su Repubblica

         “Non si può chiedere a un Papa -ha scritto Bianchi- di non essere umanamemte se stesso: a lui si deve chiedere di confermare i fratelli nella fede, di non contraddire il Vangelo e di ricordarlo sine glossa, nella sua radicalità, a coloro che lo ascoltano, di usare sempre misericordia. Questo Francesco lo fa e nessuno, salvo i folli che lo giudicano eretico, lo nega”.

Enzo Bianchi su Repubblica

         “Scrissi a suo tempo- ha concluso Bianchi- che con Papa Giovanni un cristiano diventava Papa, scrivo oggi che con Francesco un uomo è il nostro Papa, con limiti umani precisi, ma con una radicale obbedienza al Vangelo”.

Il Papa con Enzo Bianchi il 16 dicembre scorso

         A me che non considero -non ne avrei peraltro i titoli- “eretico” Papa Francesco ma solo un po’, o un po’ troppo utopista nella immaginazione di un Inferno vuoto di tutti quelli a suo tempo vi sistemò Dante Alighieri nel suo viaggio con Virgilio piace o preme ricordare -come preferite- l’udienza in qualche modo riparatrice concessa dal Pontefice felicemente regnante a Bianchi il 16 dicembre scorso.  Un incontro davvero felice, si può desumere. Anzi, si deve riconoscere. Un incontro anch’esso umano, evidentemente. 

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