
E’ curiosa davvero questa nostra società mediatica affamata di ben altri “consumi”, direbbe il Papa, in cui si accettano due lunghi giorni di assenza dei giornali dalle edicole, peraltro sempre meno numerose e frequentate. Giornali da molti dei quali si è appena levata la disinvolta minaccia di un silenzio di protesta volontario, non imposto dalle esigenze del mercato, contro il “bavaglio” in arrivo col divieto di pubblicare integralmente le voluminose ordinanze di arresto cosiddetto “cautelare”. Che sono farcite di intercettazioni destinate a demolire gli imputati, ma anche terzi del tutto estranei, prima ancora dei processi. Dai quali molti di loro escono alla fine assolti nella indifferenza, a dir poco, di quegli stessi giornali prestatisi alla preventiva e sommaria condanna.

Ricordo con una certa nostalgia, senza l’imbarazzo preteso dalla storiografia corrente che lo ha condannato alla “damnatio memoriae” come un Nerone del Novecento, il Bettino Craxi che da Palazzo Chigi levò la sua voce contro i giornali che avevano proclamato il silenzio di più giorni consecutivi, dimenticando la loro natura di “servizio pubblico”. Che giustificava e giustifica tutte le garanzie della libertà di stampa, di informazione, di commento e quant’altro previste nella Costituzione.


Pazienza poi se di queste garanzie ognuno fa l’uso che vuole, anche il più blasfemo come quello recente di un giornale –Il Fatto quotidiano, naturalmente- che ha celebrato in anticipo il Natale con una vignetta di Vauro nella quale Gesù Bambino giaceva non in una culla-mangiatoia ma su una bara. E magari Vauro sosterrà ora di avere ispirato Papa Francesco nell’omelia natalizia di ieri sera, a San Pietro, sul “principe della pace rifiutato dalla logica perdente della guerra”, persino nei luoghi in cui Dio volle che nascesse suo figlio salvatore. Una logica perdente di guerra, ripeto, che alcuni preferiscono attribuire addirittura a Israele, nonostante tutto sia partito il 7 ottobre scorso dal pogrom contro gli ebrei praticato dal terrorismo cui in tanti -non solo il turco Erdogan o il russo Putin- riconoscono la rappresentanza dei palestinesi, le prime vittime invece degli arsenali nascosti sotto le loro case.

In un quadro obiettivamente così fosco di questo Natale, simile purtroppo ad altri regalatici nel secolo scorso da Hitler prima che gli fosse per fortuna proibito di continuare, ma guardando più modestamente alle vicende interne della politica italiana all’indomani di un passaggio parlamentare confuso come quello della bocciatura del Mes, Giorgia Meloni ha voluto far vedere la sua immagine e sentire la sua voce per raccomandare “serenità” coniugata con “orgoglio” e persino ”entusiasmo”. Che è forse un po’ troppo, anche se bisogna riconoscere che ancor peggio del governo e della sua maggioranza stanno le opposizioni, non meno divise e con la loro velleitaria pretesa di costituire numericamente e politicamente un’alternativa.