L’affare politico procurato alla Meloni dalla “Striscia” di Ricci

Salvo errori e omissioni, solo L’Osservatore Romano dall’alto dei suoi 163 anni di vita protetti dalle guardie svizzere del Vaticano ha resistito al pur metaforico assalto di Antonio Ricci. Che ha difeso anche questa volta il possesso della sua “Striscia la notizia” dalla proprietà dei Berlusconi -prima il padre e poi i figli- facendo esplodere la coppia Meloni. E sfrattando, o quasi, dalle prime pagine dei giornali anche le guerre di Ucraina, di Israele e dei  migranti.  Sulle quali è prevalsa quella che Il Fatto Quotidiano ha chiamato “la guerra dei Melones” immaginando Pier Silvio Berlusconi schiacciato fra il suo dipendente “autosospeso” Andrea Giambruno e la premier che lo ha licenziato da convivente.

         Antonio Ricci, imperturbabile nella sua abitudine di infilarsi nei retrobottega del Biscione ricavandone imbarazzanti fuorionda, ha detto di aspettarsi i ringraziamenti della premier per averla aiutata a conoscere meglio il suo ex compagno.  Dal quale del resto la stessa Meloni ha scritto che “da tempo” aveva cominciato a prendere o aumentare le distanze. Non per niente, del resto, i due non si erano sposati.

         Non so se Ricci riceverà mai una telefonata o altro di ringraziamenti dalla premier. Che intanto per la reazione di “rabbia e orgoglio”, alla Oriana Fallaci, riconosciutagli su Libero dal suo ex capo ufficio stampa Mario Sechi, si è guadagnata elogi di giornali e giornalisti del palato difficile per una donna della sua storia politica tutta di destra.

         Il post-comunista Piero Sansonetti sulla sua rinverdita Unità si è tolto il cappello, che di solito non porta, avvertendo i lettori che se cercano solo gossip nella vicenda familiare della premier, senza fermarsi alla ferma e dignitosa reazione della Meloni al suo ex compagno un po’ troppo spaccone, debbono leggere “un altro giornale”.

         Un altro post, anzi ex comunista, Giuliano Ferrara in apertura del Foglio ha titolato in turchese sui “complimenti” spettanti alla premier e ha scritto nel suo incipit: “Altri si divertiranno a commentare la separazione tra Giorgia Meloni e Andrea Giambruno. E’ inevitabile divertirsi a spese delle coppie scoppiate in un quadro piuttosto sbrindellato e casuale di informazione gossippara. Qui non si ha tanta voglia di divertirsi, non è precisamente il momento della spensierata leggerezza. Il poco che si può dire, senza compunzione ma anche restando minimamente seri, è che quest’ultima botta di stile di Meloni era prevedibile per i molti che la stimano ma non per chi a fatica ha imparato in questo anno di governo a considerare le sue qualità con riserva”.

         A divertirsi naturalmente hanno provveduto i vignettisti. Come Stefano Rolli sul Secolo XIX mandando Giambruno, a calci della Meloni nel sedere, nella transumanza dei migranti da lui stessa coniata recentemente in televisione. Nico Pillinini sulla Gazzetta del Mezzogiorno lo ha impietosamente colpito in testa con un melone lanciatogli dalla mamma.  Domani -prometto- tornerò a occuparmi delle guerre vere.

Ripreso da http://www.startmag.it e http://www.policymakermag.it

Le vite (quasi) parallele di Giorgia Meloni e Veronica ex Berlusconi

Incredibile ma vero per il carattere diabolico che possono avere le coincidenze o simmetrie anche, o soprattutto, in politica. Giorgia Meloni mentre, volente o nolente, insegue o insidia l’elettorato del compianto Silvio Berlusconi per le difficoltà oggettive di Forza Italia dopo la scomparsa del fondatore, ne ripercorre anche la vita privata, sia pure a parti rovesciate. Lei infatti si ritrova in qualche modo nei panni di Veronica Lario, l’ex moglie del Cavaliere, e il suo già ex convivente Andrea Giambruno, padre della figlia Ginevra, in quelli di Berlusconi per i suoi imbarazzanti fuorionda con una collega di redazione. Fuorionda peraltro “rubati” da una rete all’altra del Biscione.

         Prima di precipitare in una famosa lettera di protesta a Repubblica per le frequentazioni del marito e nel divorzio, i rapporti fra i coniugi Berlusconi -sposati in Comune dall’allora sindaco Paolo Pillitteri dopo che avevano già avuto figli-  si erano inclinati per una cena abbastanza affollata in cui il Cavaliere aveva detto alla bellissima Mara Carfagna che l’avrebbe corteggiata o persino impalmata se non fosse stato già ammogliato. Che era in fondo, o apparve ai più, e no solo alla lontana Veronica, un modo di corteggiarla lo stesso. O comunque di desiderarla.

         La stessa Carfagna, ancora oggi bellissima con i suoi 47 anni portati come se ne avesse meno d 30, rimase infastidita più che lusingata dalle parole del suo mentore, che l’aveva portata nei piani alti della politica dagli studi televisivi e dalle passerelle della moda. Da quel giorno tutto ciò che accadeva politicamente fra i due -da un semplice scambio di saluti, o di parole dietro al banco di un convengo o di una conferenza stampa, da voci sul proposito di nominarla portavoce del partito, o qualcosa del genere, alla nomina a ministro dello stesso Berlusconi nel 2008 e di Mario Draghi nel 2021- apparivano a torto o a ragione come segni di un loro legame particolare. A smentire o troncare il quale arrivò alla fine la rottura politica della Carfagna con Berlusconi quando questi decise di togliere la fiducia al governo Draghi e contribuì a provocare le elezioni anticipate dell’anno scorso.

         Carfagna, già salita nel 2018 alla vice presidenza della Camera, decise di seguire la collega, amica e ministra Mariastella Gelmini passando nel 2021 nel partito di Carlo Calenda, assumendone poi la presidenza, e nel cosiddetto terzo polo dallo stesso Calenda allestito con Matteo Renzi. Anche i due, più coltelli che fratelli, ora hanno appena completato la loro rottura. Tutte storie di unioni e divisioni a doppio taglio, personali e politiche, che ingolosiscono cronisti, retroscenisti, analisti e simili.

Pubblicato sul Dubbio

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