Una squadra a Repubblica per contestare la festa di Giorgia Meloni

         il manifesto, con tutte le minuscole graficamente obbligatorie del quotidiano ancora dichiaratamente e orgogliosamente comunista,  ha relegato in fondo alla prima pagina un  richiamo di due articoli a pagina 6 sulla “festa grama per Meloni a un anno dalle elezioni” vinte dalla leader della destra, nonchè sulle “opposizioni in affanno”.

         Sempre in prima pagina- ma un po’ più sopra del manifesto– Il Corriere della Sera ha richiamato un articolo di Antonio Polito di pagina 11 sul primo anno di governo, pur non ancora compiuto essendo stato formato un mese dopo le elezioni, in cui la compagine ministeriale della prima donna, e di destra, a Palazzo Chigi viene paragonata a “una squadra di calcio alla sua prima volta in Champions League” che “alla fine del primo tempo non ha preso gol”.

         la Repubblica, con la minuscola dell’articolo e la maiuscola del resto, per quanto di carta, ha invece aperto -come si dice in gergo tecnico- con le mani della Meloni sugli occhi e un editoriale del direttore Maurizio Molinari intitolato “L’anno nero e le due strategie del governo sovranista”, considerato anche “aggressivo sui migranti, dirigista nell’economia e securitario sui diritti”. Ma non sono bastate né la sintesi o l’incipit dell’editoriale, perché Molinari ha allestito nell’occasione una squadra di diciannove giocatori, compreso lui, il capitano, da mettere in campo contro il governo in un inserto di lunga lettura. Eccovi i nomi degli altri diciotto, tutti stampati in ordine rigorosamente alfabetico: Natalia Aspesi, Corrado Augias, Marco Belpoliti, Michele Bucci, Carlo Bonini, Stefano Cappellini, Tommaso Ciriaco, Giuseppe Colombo, Valentina Conte, Simonetta Fiori, Stefano Folli, Emanuele Lauria, Ezio Mauro, Luca Pagni, Michele Serra, Claudio Tito, Alessandro Ziniti e Corrado Zunino. Ciascuno di questi avrà probabilmente pensato di avere quanto meno tirato contro la porta della Meloni mettendola in difficoltà, se non smentendo l’imbattibilità percepita da Antonio Polito sul Corriere. Farei tuttavia un’eccezione per il mio amico Folli, che se l’è presa solo contro Matteo Salvini, impegnato secondo lui con gli avversari a battere la sua premier scavalcandola a destra.

         Mi chiederete: e il Fatto Quotidiano ? Se l’è cavata peggio del manifesto, essendo prevalso sull’antimelonismo l’antinapoletanismo con un editoriale sullo scomparso presidente emerito della Repubblica, declassato nel titolo da migliorista a “Peggiorista”, con la maiuscola. “Ci vuole un bel talento -ha scritto Marco Travaglio- a fare il parlamentare per 70 anni, il presidente della Repubblica per nove, il presidente della Camera per 5, il ministro dell’Interno per 2 senza mai azzeccarne una. Quindi Napolitano di talento ne aveva da vendere”. I cinque anni attribuiti a Napolitano come presidente della Camera furono, in verità, meno di due, essendo finita molto in anticipo quella legislatura strozzata praticamente dalla magistratura fra gli applausi anche di Travaglio allora al Giornale.  

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