Lo storico, professore, scrittore Ernesto Galli della Loggia è forse, fra gli editoralisti del Corriere della Sera, quello preferito dall’editore Urbano Cairo. Che però non può dirlo non tanto per riguardo nei confronti degli altri che scrivono per la sua testata, quanto per quieto vivere, diciamo così. Per non finire nella lista nera -o rossa, se preferite- di una sinistra della quale lo stesso Galli della Loggia si è chiede oggi se abbia davvero un’idea dell’Italia in cui vive, non apparendogli giustamente credibile quella lamentata, per esempio, dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Alla quale manca ormai solo l’invito a salire sulle montagne per resistere in armi alla “estrema destra” della premier Giorgia Meloni, da troppo tempo a Palazzo Chigi, decisa a sorpassare anche Silvio Berlusconi, dopo avere superato Bettino Craxi nella storia della Repubblica.
I giudizi liquidatori della Schlein e amici o alleati, di qualsiasi natura e grandezza sia il “campo” in cui operano per costruire l’alternativa, derivano secondo Galli della Loggia dalla vecchia, solita, perniciosa “convinzione” della sinistra e dintorni che “solo essi sono dalla parte giusta, rappresentando tutti gli altri “il male”. In una concezione “etica” -ha scritto l’editorialista del Corriere della Sera– della politica. Almeno di quella propria, della sinistra.
L’ultimo, anzi penultimo della Schlein, potendoci aspettarne un altro anche in giornata, è il grido d’allarme lanciato contro la vendita in corso, non nelle edicole ma nel mercato finanziario da parte del nipote maggiore del compianto Gianni Agnelli, dei giornali del gruppo Gedi, compresa La Stampa storicamente di famiglia, a un editore greco del quale evidentemente sono state fornite alla segretaria del Pd notizie poco rassicuranti. Un editore cortigiano, come direbbe Maurizio Landini, o “prezzolato”, secondo il linguaggio dei pentastellati, al servizio della Meloni. Che non si accontenterebbe dei cortigiani o prezzolati di casa. Datele, per favore, al Nazareno un sedativo.