Fiato sospeso al Nazareno per il calo di affluenza elettorale nelle Marche

         Fiato sospeso al Nazareno dopo avere constatato il calo d’affluenza alle urne nelle Marche alla fine della prima giornata di votazioni: 37,7 per cento contro il 42,7 di cinque anni fa. Se e di quanto potrà risultare un recupero alla chiusura dei seggi, alle ore 15 di oggi? Esso serve generalmente più al concorrente, in questo caso l’europarlamentare del Pd Francesco Acquaroli, già sindaco di Pesaro, che al presidente uscente e ripropostosi Francesco Acquaroni, sostenuto dal cosiddetto campo largo aspirante all’alternativa al centrodestra anche a Roma. Un campo che ha molto scommesso sul voto marchigiano nella sua prospettiva nazionale ritenendo questa regione la più contendibile fra le tre guidate dal centrodestra e interessate a questa stagione elettorale d’autunno. Le altre due sono il Veneto e la Calabria. Quelle che invece il centrosinistra già detiene con buone probabilità di conservarle sono la Puglia e la Campania, dove il centrodestra non a caso arranca ancora a trovare un candidato da opporre, rispettivamente, ad Antonio Decaro e a Roberto Fico, rispettivamente del Pd e del Movimento 5 Stelle.

         A peggiorare gli umori al Nazareno alla fine della prima giornata di votazioni nelle Marche è stata anche la notizia, raccolta con una certa evidenza in prima pagina oggi dal Fatto Quotidiano, di un accordo ormai intervenuto nel centrodestra sulla candidatura di un leghista per la successione ad un altro leghista, il governatore uscente Luca Zaia, in Veneto. Dove invece il Pd, secondo un’intervista rilasciata alla vigilia del voto dal capogruppo al Senato Francesco Boccia, contava- e conta ancora per qualche ora- su un “fallo di reazione” di Giorgia Meloni ad una sconfitta del suo candidato nelle Marche. Il “fallo”, in particolare, della pretesa della presidenza del Veneto, sino a sfasciare la coalizione anche a livello nazionale.

         L’implosione del centrodestra è notoriamente la speranza maggiore al Nazareno. Dove, dietro la facciata di una sicurezza di vittoria ai punti del cosiddetto centrosinistra, ostentata dalla segretaria del partito Elly Schlein correndo per le Marche fra visite e comizi, si sa che il campo delle opposizioni proprio per la sua larghezza, e le sue contraddizioni interne di programma e di ambizioni personali a Palazzo Chigi, non ha per niente la strada spianata verso una vittoria quando si rinnoveranno le Camere. O una rivincita rispetto alla cocente sconfitta del 2022.  

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