L’apertura…verbale di Putin all’adesione di un’Ucraina mutilata all’Unione europea

         Dalla Cina, la lontanissima ma sempre più incombente Cina, che già Mussolini avvertiva come il pericolo giallo, prima che si tingesse e vestisse di rosso facendo concorrenza persino all’ancora Unione Sovietica; dalla Cina, dicevo, Putin ha confermato, con i toni di una prima volta, il suo consenso, o la sua generosa tolleranza, all’adesione dell’Ucraina, o di ciò che ne rimarrà, all’Unione europea. Dove la pratica d’ingresso, per diventare la 28.ma stella d’Europa, o ancora più avanti nei numeri, è già formalmente in corso. Ma sembrava potesse subire anch’essa i danni della guerra da più di tre anni cominciata dalla Russia con una invasione annunciata come   una “operazione speciale”, quasi di polizia militare, per la ”denazificazione” di un paese colpevole sole di esserle confinante. E di avere, pensate un po’, aspirazioni ad una vera, piena indipendenza e autonomia.

         Putin insomma, almeno a sentirne l’ultima o penultima versione, non teme l’Europa, pur pronto a invaderne lembi più o meno grandi, quanto la Nato, alla quale pure l’Ucraina vorrebbe ancora aderire. E con la quale intrattiene già rapporti ostentati come ospite illustre e gradito di riunioni, incontri, vertici e quant’altro. Una Nato, dicevo, temuta a Mosca anche  nella versione alquanto danneggiata dalle iniziative, dalle minacce, dagli sberleffi, dagli strappi, dai peti del presidente americano Donald Trump, tra un bacio e l’altro degli alleati e amici -uomini, donne e omosessuali- ammessi alla contemplazione del suo deretano.

         Nella sua immaginifica rappresentazione della realtà, efficace più di un editoriale a firma di maggiore autorità, Emilio Giannelli nella vignetta di giornata sulla prima pagina del Corriere della Sera ha dubitato della soddisfazione, fiducia, speranza, sollievo e quant’altro dell’ucraino comune. Ad uno, anzi ad una dei quali, egli ha attribuito, sullo fondo di un palazzo devastato dall’artiglieria russa, questa domanda tragicamente allusiva a Putin. “I bombardamenti non gli bastano?”.

 Per una volta lasciatemi sperare che Giannelli abbia esagerato, pur nei larghi margini che reclama di solito la satira, anche quella politica.

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