Il binocolo del silenzioso Mattarella sul ponte di Scilla e Cariddi

         Il siciliano più alto in grado, come si dice comunemente, è di sicuro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nato 84 anni e qualche giorno fa a Palermo, dove tuttora risulta residente ed elettore, anche se in realtà abita e lavora a Roma.  Viene quindi spontaneo chiedersi che cosa pensi del ponte sullo stretto di Messina, di cui è stato appena approvato il progetto da realizzare in sette o otto anni, spendendo 14 miliardi di euro e collegando l’isola con il continente su più di tre chilometri di asfalto e binari in una sola, gigantesca arcata per la quale saranno utilizzate 170 mila tonnellate di acciaio e cemento. Per molti una sfida troppo azzardata alla natura, per molti altri degna di tutti i capolavori di cui è ricca l’Italia, fra i quali la cupola di Brunelleschi a Firenze e quella di Michelangelo a Roma.

         Che ne penserà, chiedevo, Mattarella preparandosi all’idea di tornare ogni tanto nella sua Palermo in auto anziché in aereo? E’uno dei misteri, per ora, meglio custoditi in Italia, dove pochi li sanno tenere. O li scoprono o rivelano usando troppa fantasia. Da partecipe di governi di Massimo D’Alema, uscito e rientrato nel Pd ostile al ponte, egli potrebbe essere sospettato di essere anche lui contrario. Ma da partecipe di governi del suo collega di partito Giulio Andreotti, che aveva ereditato da quelli precedenti di Bettino Craxi senza ripudiarlo un piano di grandi opere comprensivo del ponte sullo stretto di Messina appena ricordato con orgoglio dai figli Stefania e Bobo, rispettivamente nella maggioranza e nell’opposizione; da partecipe, dicevo, di governi di Andreotti, pur se dall’ultimo si dimise per dissenso sulla Tv commerciale, Mattarella potrebbe anche essere sospettato di qualche simpatia per l’opera mai arrivata così vicina ai cantieri.

         Di questa grande Opera, con la maiuscola, La Stampa di Torino ha scritto come di quella “della discordia”. Destinata, secondo Nadia Terranova, sempre sulla Stampa, a “isolare ancora di più la mia Messina. E peggio ancora secondo Mario Tozzi, il giorno prima sempre sulla Stampa, a collegare “due cimiteri”, una volta riuscito a resistere al terremoto devastatore di entrambe le coste, calabra e sicula. Una danza un po’ troppo macabra, forse, attorno al Ponte voluto in passato anche da Silvio Berlusconi, indigesto come Craxi ad una certa sinistra curiosamente e nominalmente progressista.

         Mattarella sta lì, al Quirinale, a leggere, sentire e vedere. Silenzioso come il Mosè scolpito da Michelangelo che gli diede ad un certo punto una martellata sul ginocchio chiedendogli perché non parlasse. E ottenendo come risposta un silenzio ancora più ostinato. I corazzieri di Mattarella, in divisa e non, familiari o soltanto amici, sono altrettanto taciturni, con o senza il binocolo. Gridano solo gli uccelli del malaugurio che svolazzano sul progetto, per ora. E svolazzeranno ancora di più, temo, a lavori cominciati.

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