Il cardinale Pietro Parolin, il mancato Papa Francesco II, forse, o Giovanni XXIV, o chissà chi altro, confermato tuttavia per ora da Papa Leone XIV nella carica di Segretario di Stato, non si è fatto mancare le parole -e come avrebbe potuto con quel cognome che porta- per apprezzare ieri la “mobilitazione” contro il riarmo e per la pace, lungo le strade e le piazze di Roma. A consolazione, incoraggiamento e quant’altro dei promotori politici e mediatici.
Ebbene, vorrà pur dire qualcosa il fatto che sulla prima pagina di Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, peraltro diretto sino a due anni fa da Marco Tarquinio, ora eurodeputato eletto come indipendente nelle liste del Pd, non abbiano trovato il modo, la voglia, l’interesse, l’ispirazione per riportare le parole di Parolin col rilievo dovuto al suo incarico, quanto meno. E abbiano relegato i centomila manifestanti contati a Roma dal manifesto in un richiamo che credo significativo per un certo distacco politico: “A Roma una piazza piena (e piuttosto assortita) per il no al riarmo”. Tutto qui. Non una parola in più e neppure in meno.
Sul fronte delle cronache di guerra i giornali politicizzati, nel senso di influenzati da qualche partito o area, o loro ispiratori, sono divisi oggi fra chi è forse compiaciuto, come il solito Fatto Quotidiano, che Israele stia “finendo i missili” da lanciare contro l’Iran, e chi, forse con compiacimento uguale ma di segno opposto, come la Repubblica, informa sui “bombardieri Usa in volo”. Che in effetti durante la notte hanno compiuto una prima “spettacolare operazione”, come l’ha definita Trump, contro le caverne dove gli ayatollah hanno fatto sistemare gli impianti di costruzione della bomba atomica. Ne basterebbe forse anche una sola per cancellare Israele dalla carta geografica, com’è negli obiettivi dichiarati, direi esistenziali dell’attuale regime iraniano. Ma di questo riarmo, chiamiamolo così, dell’Iran i centomila pacifisti raccoltisi a Roma, tra bandiere bruciate di Israele e dell’Unione Europea in qualcuno dei percorsi di strade e piazze, si sono disinteressati. A dir poco.