In un’autocelebrazione camuffata da “forum economico” internazionale nella sua San Pietroburgo, dove nacque poco meno di 73 anni fa, Putin ha detto, testualmente: “Mi chiedete quali regioni ucraine considero nostre. Ma io ritengo che quello russo e quello ucraino sono un solo popolo. In questo senso l’Ucraina è nostra”. E poi: “C’è una vecchia regola: il terreno che viene calpestato dal piede di un soldato russo è nostro”. E poi ancora invettive contro “il regime nazista” di Kiev che si oppone all’unica prospettiva sovranista, diciamo così, dell’Ucraina costituita da un paese “non allineato” ad altri se non alla Russia.
Più chiaro di così lo zar di turno al Cremlino non poteva essere, tra un ordine e l’altro che impartisce quotidianamente per bonbardare obiettivi anche civili in Ucraina, come ospedali e scuole, che i suoi generali promuovo di volta in volta alla categoria militare per giustificarli.
I politici taliani dichiaratamente di sinistra hanno fatto finta di non sentire e di non capire, tutti presi dalle manifestazioni di piazza e simili, compresi raduni di scioperanti metalmeccanici e ferrovieri, per il disarmo, per Gaza, contro Israele e naturalmente contro il governo Meloni autoritario, al solito, e ininfluente a livello internazionale, nonostante i tanti viaggi della premier all’estero e le tante udienze a Palazzo Chigi. Dove non c’è giorno che passi senza che Meloni, quando non è in trasferta, non riceva qualche omologo o altri ospiti di riguardo.
Nei pochi titoli di prima pagina dei giornali italiani in cui si trova un riferimento alle parole di Putin sull’Ucraina, e sul modo col quale essa dovrebbe partecipare al “nuovo ordine” internazionale che lui sta cercando di costruire districandosi fra americani, cinesi e arabi, non si va oltre un inciso. Quasi un fastidio, un intralcio, una distrazione dalla guerra di Israele all’Iran e dintorni. Fra i quali quella della Russia all’Ucraina in corso da più di tre anni dall’inizio della cosiddetta “operazione speciale”, è il dintorno più lontano, più periferico.
Non ho parole di fronte a tanto cinismo.