Si aggroviglia l’affare giudiziario del Ponte sullo stretto di Messina

         Apprendiamo dal Fatto Quotidiano -e da chi sennò?, vista la sua specialità, competenza e quant’altro in affari giudiziari- che l’ancora procuratore aggiunto dell’Antimafia e Antiterrorismo Michele Prestipino, per quanto privato delle indagini che conduceva o cooordinava    sui pericoli d’infiltrazioni mafiose nella costruzione del Ponte sullo stretto di Messina, continua ad essere attenzionato, quanto meno, dalla Procura della Repubblica di Caltanisetta. La cui competenza, contestata dall’avvocato difensore, sembrava invece già passata a Roma. Dove lo stesso Prestipino e l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, ora presidente del consorzio che dovrà realizzare il Ponte, si erano incontrati il primo aprile a Roma, appunto, in un ristorante per parlare del progetto nel quale è impegnatissimo il governo: in particolare, il vice presidente leghista del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

         A quel pranzo aveva partecipato anche un collaboratore e consulente di De Gennaro, Francesco Gratteri. Che, finito pure lui sotto intercettazione, non si sa se già prima o dopo l’incontro conviviale con Prestipino, ha alluso -non citato esplicitamente- alle notizie ricevute da Prestipino parlandone al telefono con Raffaele Ungaro, un ex manager dell’Eni che si occupa anche lui della costruzione del Ponte sullo stretto di Messina.

         Perché alla Procura di Caltanisetta, che si era assegnata la competenza di questo affare avendo sotto intercettazione De Gennaro per vicende del 1992, relative all’assassinio di Paolo Borsellino e della strage, continuino ad occuparsi di Prestipino e della sua presunta violazione del segreto d’ufficio e sostanziale favoreggiamento della mafia non si sa. E speriamo che non sia un reato chiederselo, ammesso naturalmente che le informazioni del Fatto Quotidiano siano fondate.

         Poiché le domande o le curiosità sono come le ciliegie, una tirando l’altra, a questo punto viene voglia anche di chiedersi se, sotto sotto, in fondo in fondo, chi rischia di più in questo affare giudiziario sia davvero il magistrato Prestipino o il suo amico ed ex collaboratore nella lotta alla mafia De Gennaro. Da solo o anche in compagnia di chi si occupa con lui della costruzione del Ponte di Messina. E se l’obbiettivo finale non sia proprio questo benedetto Ponte, do cui sono in tanti a non volere l’avvio della costruzione, pur annunciato “vicino” di recente dall’ostinato, ostinatissimo Salvini.

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