Risate e zuffe incontenibili, esenti da dazi, sull’assalto di Trump al mondo

Un Emilio Giannelli particolarmente in forma con la sua matita di vignettista, senza aiuto alcuna del’intelligenza artificiale sbarcata anche in qualche giornale, ha inchiodato, trafitto, ridicolizzato e quant’altro il presidente americano Donald Trump sulla prima pagina del Corriere della Sera con una pallina da golf. Che, tirata nella solita posa di giocatore ricco e professionale, gli torna addosso nelle dimensioni e forme del globo terracqueo. Quello che lo stesso Trump vorrebbe mettere sottosopra con i dazi e con i suoi rapporti più o meno privilegiati con la Russia di Putin, costretta paradossalmente più di tre anni fa a difendersi dall’Ucraina, secondo le ricostruzioni recentissime della Casa Bianca, invadendola e cercando, sinora inutilmente, di ammazzarne o metterne in fuga il presidente Zelensky. Che sarebbe di scarso successo anche come attore, come disse di lui il presidente americano di riceverlo e strapazzarlo in diretta televisiva mondiale.

Dal Corriere della Sera

Ma oltre che dalla pallina da golf gonfiatasi come il globo terracqueo di memoria o clonazione meloniana, avendone parlato a suo tempo la premier italiana come del teatro della sua guerra agli scafisti che trafficano di migrati clandestini, Trump sembra ormai in difficoltà anche col suo entourage, con i suoi consiglieri, che si danno fra di loro del cretino, e chissà di cos’altro. Compreso l’ormai mitico Elon Musk, al quale in una vignetta sul Secolo XIX Stefano Rolli fa perdere la testa. Anzi, la Tesla, che rischia la rottamazione per effetto dei dazi che non a caso il suo proprietario ha rimproverato a Trump anche in pubblico, parlandone in particolare col vice presidente del Consiglio italiano, ministro delle Infrastrutture e soprattutto segretario della Lega.  

Delle difficoltà di Trump, vere o presunte che siano, comunque avvertite su buona parte delle prime pagina di una altrettanto buona parte dei giornali del mondo, potrebbero giovarsi dialetticamente,  diciamo così, anche le opposizioni italiane in varia misurq critiche col nuovo corso americano del palazzinaro, giocatore di golf e via elencando i suoi affari e hobby. Ma le opposizioni domestiche al governo italiano, i cui partiti si contendono i pilastri -li ha chiamati Giuseppe Conte- dell’alternativa al centrodestra quando ne verrà il momento, sono prese da un’altra o prevalente partita. Che è quella- personalissima, ossessiva- contro la Meloni che non sarebbe all’altezza né di alleata di Trump né di pontiere fra lui e l’Europa, e neppure la sola Italia. Se n’è addirittura messa in dubbio per qualche tempo, a crisi mondiale dei dazi già esplosa, la capacità di strappare un appuntamento alla Casa Bianca, appena annunciato invece per il 17 aprile. Della Meloni persino Il Foglio, che cerca ogni tanto di non sembrare prevenuto, ha titolato come di una dispensatrice di “valeriana”, e “senza parole”. Altri invece lamentano di averne sentite troppe e sbagliate.

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