Fallito l’assalto delle toghe alle prime pagine con lo sciopero nei tribunali

Pur con l’annunciato 80 per cento di adesioni, comprese però quelle solo virtuali di magistrati rimasti al lavoro per evitare le trattenute dallo stipendio, le toghe coccardate e guidate anche fisicamente dal presidente e dal segretario della loro associazione sindacale, Cesare Parodi e Rocco Manuotti, hanno sostanzialmente fallito l’assalto alle prime pagine dei giornali.

Da Libero

Lo sciopero è finito sopra gli altri titoli -come su Libero di Mario Sechi e sull’Unità di Piero Sansonetti- solo in chiave critica per gli “insulti” alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e all’articolo 111 della stessa Costituzione. Che che nel testo aggiornata nel 1999 sul cosiddetto giusto processo ne ha spianato la strada. Sulla quale il governo di Giorgia Meloni è deciso a proseguire in migliori condizioni politiche dei precedenti, pur aperto -come è emerso  ieri da un vertice- a quale modifica  sulle modalità  del ricorso al sorteggio per la composizione  degli organi di rappresentanza istituzionale dei magistrati.

Dall’Unità

Sulle altre prime pagine dei giornali hanno continuato a prevalere Trump con i suoi rapporti rovesciati contro l’Europa e a favore della Russia di Putin, la Brexit un po’ rientrata di fronte alle prospettive di una pace ingiusta in Ucraina, il Papa col suo ricovero al Policlinico Gemelli, il caro-bollette e, fresca di agenzie, la morte misteriosa del famoso attore americano Gene Hachman, della moglie e del loro cane.

Dal Fatto Quotidiano

Persino Il Fatto Quotidiano, pur mettendo in rilievo la partecipazione -taroccata, ripeto- dell’80 per cento delle toghe allo sciopero ha ammesso le difficoltà dei magistrati nella lotta alla separazione delle carriere. Esso ha cercato, in particolare, di amplificare riserve e simili dei “grandi avvocati”. Fra i quali il giornale di Travagli ha scelto, per appendervisi come a una stampella, Franco Coppi. Che ha dichiarato di non avere perso una sola causa per le carriere non ancora separate dei giudici e dei pubblici ministeri. Non sembra pensarla così però, in materia di carriere separate, il più famoso e riuscito avvocato uscito dalla scuderia di Coppi: Giulia Bongiorno, anche presidente della Commissione Giustizia del Senato.  

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