L’assalto dei magistrati alle prime pagine dei giornali…di domani

Dal Tempo

Con lo sciopero di oggi nei tribunali, che i nuovi vertici dell’associazione nazionale dei magistrati hanno ereditato dai precedenti, e confermato pur in pendenza di un incontro a breve col governo, le toghe tentano l’assalto più che allo stesso governo per la riforma della giustizia all’esame delle Camere, alle prime pagine dei giornali di domani. Dove sperano di sottrarre più spazio di quello modesto di oggi al Papa in ospedale, a Trump che sogna di replicare Las Vegas o Miami, o la Costa Smeralda, o tutte insieme, nella striscia di Gaza, alla Brexit felicemente tradita, o aggirata, a Londra per una risposta unitaria e militare dell’Europa al presidente americano che l’ha praticamente esautorata nel negoziato con Putin per la pace nell’Ucraina aggredita tre anni fa dalla Russia con un’operazione che doveva concludersi in tre giorni. E altro ancora.

Dall’Unità

Per poter vantare la partecipazione più larga possibile a questo sciopero impietosamente definito “eversivo” dall’Unità di Piero Sansonetti, davvero nuova rispetto a quella dove i magistrati erano solo eroi nella lotta al male costituito dai partiti e dintorni, i sindacalisti delle toghe hanno deciso di considerare aderenti alla protesta anche quelli che non vi aderiscono per dichiarata indisponibilità a perdere la paga, diciamo così. Che è un po’ il modo di ingannare il sindacato. O di rifilare borsette contraffatte come una Santanchè qualsiasi.

Dal Foglio

Pur in questo contesto alquanto goffo, a dir poco, qualcuno fra i magistrati -per esempio, il giudice Giuseppe Cioffi del tribunale di Napoli nord- ha annunciato il suo no allo sciopero con condividendo la contestazione ch’esso sottende delle competenze del governo di proporre e del Parlamento di esaminare una qualsiasi legge, anche quella costituzionale che prevede la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri. Chissà se Cioffi arriverà ad appendere l’annuncio del suo no allo sciopero sulla porta del proprio ufficio, come fece a suo tempo a Milano l’allora sostituito procuratore Antonio Di Pietro per uno sciopero indetto addirittura contro il presidente della Repubblica. Che era Francesco Cossiga, sdebitatos poi in qualche nodo scrivendo la prefazione ad un libro dello stesso Di Pietro, salvo revocargliela nelle edizioni successive, quando “Tonino” diventò qualcosa d’altro di un pur noto e ruspante sostituto procuratore.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

Una cosa comunque è sicura dello sciopero in corso. Anche per la carnevalesca ammissione dei non scioperanti all’elenco delle adesioni, la popolarità dei magistrati continuerà a scendere, in una curva  ripetutamente ricordata ai suoi ex colleghi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Che si è guadagnata anche per questo un’avversione di carattere anche personale in quello che fu, in senso lato, il suo ambiente di lavoro. 

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