Meloni torna a difendere l’Ucraina dalla “brutale aggressione” russa

Giorgia Meloni ha dunque parlato interrompendo un silenzio sui rapporti fra Trump e l’Ucraina che sarcasticamente l’aveva fatta paragonare ieri da Salvatore Merlo, sul Foglio, al cineoperatore Serafino Gubbio. Immortalato in un romanzo da Luigi Pirandello facendogli dire. “Io mi salvo, nel mio silenzio, col mio silenzio, che m’ha reso così come il tempo vuole: perfetto”.

Trump e Meloni d’archivio

  Vestita di un rosso uguale a quello dipinto sulle labbra ma soprattutto a quello frequente, se non abituale, delle cravatte di Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti col quale vanta un rapporto dichiaratamente privilegiato, la premier italiana è intervenuta da remoto -come si dice in gergo tecnico- alla convenzione americana dei conservatori.

La premier italiana ha parlato bene naturalmente dei conservatori in genere, da lei rappresentati a livello europeo già prima di diventare presidente del Consiglio, e del conservatore massimo che siede “forte ed efficace” alla Casa Bianca.  Del quale si è detta convinta, o al quale ha chiesto, raccomandato e quant’altro di “non allontanarsi dall’Europa”. Come vorrebbero invece “i nostri avversari”, ha detto la Meloni scambiando per tali anche quelli che sul versante moderato, e negli stessi Stati Uniti, oltre che in Gran Bretagna, in Italia e altrove, hanno trovato negli annunci, nelle minacce e quant’altro di Trump qualcosa di non molto entusiasmante o solo incoraggiante per l’Europa.  

Meloni e Zelensky d’archivio

La Meloni ha parlato dell’Ucraina vittima di una “brutale aggressione” russa, e non viceversa, come aveva fatto qualche giorno prima Trump nella “bolla di disinformazione” contestatagli dal premier Volodymir Zelensky. Che si è rimediato per questo dal presidente americano del “dittatore non eletto”, ridotto al “4 per cento” nei sondaggi, e del “comico mediocre”.

Dal manifesto

Un paese aggredito dovrebbe naturalmente attendersi da quelli che lo hanno aiutato a difendersi evitandogli la capitolazione nei tre giorni propostisi dall’aggressore, impegnato da tre anni in una guerra chiamata “operazione speciale”, una gratificazione riparatrice o comunque una protezione nelle trattative di pace, quando queste finalmente si aprono. Ma non si è colta una simile predisposizione nelle parole e negli atteggiamenti di Trump. Le cui aperture a Putin hanno sorpreso tanto persino Mosca, dove l’ultraputiniano vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha riso.  Una risata che presumo non condivisa dalla Meloni, che non ne ha parlato ai conservatori americani. E che, per quanto accolta con una ovazione dai conservatori americani quando è apparsa sugli schermi, Trump non ha citato ringraziando alla fine  gli ospiti intervenuti. “Innervosito”, secondo il manifesto. Ma non al punto da criticarla o insultarla. Anche lui è ricorso al silenzio di pirandelliana memoria. E’ il bello del romanzo, o della commedia.

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