
Impallidisce, e fa un po’ ridere, il “mondo al contrario” lamentato con lauti guadagni letterari e politici dal generale Roberto Vannacci, europarlamentare eletto nelle liste leghiste ma tentato anche di mettersi in proprio con un partito concorrente del Carroccio, di fronte a quello sottosopra al quale stanno lavorando, neppure dietro le quinte, i presidenti americano Donald Trump e russo Vladimir Putin. Entrambi peraltro ammirati dal nostro generale in aspettativa, che ha pure lavorato a Mosca procurandosi qualche rogna amministrativa nella solita Roma burocratica.
Il mondo al contrario, ripeto, di Vannacci è quello, fra l’altro, in cui la coppia omosessuale è più normale di quella eterosessuale. Dove il maschio corteggia la femmina e in generale, senza gradi e stellette sull’uniforme, la mette incinta. O almeno ci prova.

Nel mondo sottosopra di Trump e Putin, che sta prendendo forma a Riad, in Arabia Saudita, per succedere a quello disegnato militarmente e politicamente a Yalta a conclusione della seconda guerra mondiale, il presidente ucraino Volodymir Zelensky, bollato alla Casa Bianca come “dittatore non eletto e comico mediocre”, è un criminale che ha aggredito e invaso la Russia, invece di essere stato aggredito e invaso. Come Zelensky, appunto, è riuscito a far credere per tre anni ad un’America ancora nelle mani di quel presunto rincitrullito di Joe Biden e a un’Europa fuori di testa, avvolta nelle bandiere dell’Unione, con capitale a Bruxelles e tanto di organismi come il Parlamento, un Consiglio e una commissione esecutiva. Un’Europa che per Trump, come l’Italia ai tempi di Metternich in Austria, due secoli fa, è soltanto un’espressione geografica, più o meno. Sfidata ora a tornare alla realtà e a difendersi da sola, dopo essere stata protetta a caro prezzo dagli Stati Uniti come una viziosa mantenuta.

Da questo mondo sottosopra -scusate l’ironia quasi blasfema- quel furbacchione di Papa Francesco, Bergoglio all’anagrafe argentina, pur sensibile ad una pace ad ogni costo, sta cercando di andarsene, anzi di scappare, sino a essersi procurato con una condotta imprudente quella polmonite bilaterale che lo tiene in pericolo di vita anche nel Policlinico Gemelli. Dove si è lasciato trasportare cedendo evidentemente alla tentazione di salvarsi per quell’insopprimibile istinto alla sopravvivenza che si avverte nel mondo ordinario, non al contrario o sottosopra. Auguri, Santità. Ma auguri anche a Zelensky, se è ancora Kiev e non già scappato a Parigi, come già lo immagina qualche retroscenista in Italia.


