Avevo capito, sperato e quant’altro, non foss’altro per lo spazio e la visibilità offertagli, che Il Foglio condividesse la proposta del suo Pierluigi Battista di disertare la giornata odierna della memoria dell’Olocausto per denunciare il tradimento di chi da qualche tempo accusa Israele di essersi praticamente nazificata -come dice Putin dell’Ucraina di Zelensky- praticando il genocidio contro i palestinesi. In difesa dei quali i terroristi di Hamas hanno compiuto il 7 ottobre del 2023 un pogrom di cui ancora si vantano, tra bandiere e ostentazioni di forza, nello scambio fra i loro ostaggi e i detenuti strappati alle carceri israeliane che sta contrassegnando la tregua in corso -si fa per dire- a Gaza.

Avevo capito, sperato e quant’altro, ripeto. Ma, pur dopo la diserzione di protesta annunciata dalle comunità ebraiche di Milano e di Bologna temendo una giornata della memoria alla rovescia, sostanzialmente antiebraica e filopalestinese anche nell’accezione terroristica di Hamas, Il Foglio ha mostrato qualche ripensamento. Forse indotto da dubbi o contrarietà espresse dalla pur dichiaratamente pessimista senatrice a vita Liliana Segre in un impeto sorprendentemente fiducioso: lei, sopravvissuta alla shoah e insultata per le strade di Milano come “spia” di Israele da manipolatori della storia e dell’attualità.

Riconosciuto che la comunità ebraica bolognese, in particolare, “ha ragione a dire che è diventata la giornata degli smemorati che piangono gli ebrei morti e che spesso difendono quelli che vorrebbero fare le pelle a quelli vivi”, è stato scritto in uno degli editoriali del Foglio di sabato 25 gennaio: “Resta il dilemma: se anche fosse ragionevole, è efficace disertare e lasciare il campo della memoria a chi vorrebbe svuotarla per riempirla, nel migliore dei casi, di mezze verità ipocrite, e nel peggiore, di menzogne antisemite?”.
Per “battersi per la memoria viva” sostenuta nella conclusione di quell’editoriale impegnativo anche per l’anonimato che lo attribuisce tutto alla testata, credo che ci si debba sottrarre alla celebrazione di una memoria tradita, o traditrice, secondo la posizione dalla quale la si osserva.. E lasciare tutta intera ai responsabili la scena indecente che ne resta in questa giornata della smemoratezza. Non è un Aventino. E’ una sfida. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto bene a decidere di celebrare l’Olocausto ad Aushwitz, dove avrebbe dovuto finire per sempre 80 anni fa.