
Di tutti i Ministeri quello più ambito e allo stesso tempo più rischioso per le complicazioni possibili nella sua gestione è stato a lungo quello dell’Interno. Non a caso costato a Matteo Salvini un complicato processo per sequestro, addirittura, di persone e altre nequizie conclusosi in un’assoluzione che credo abbia sorpreso lui per primo, tanto sembrava scontata una sua condanna anche per l’atteggiamento più di sfida che di fiducia nella magistratura da lui pur espressa a parole prima della sentenza. L’attuale ministro dell’Interno Piantedosi, anche lui Matteo, già collaboratore dello stesso Salvini all’epoca dei fatti costati all’ex il processo già ricordato, è alle prese con piazze a dir poco roventi. E, in cuor suo, credo scommetta più sulla fortuna che sull’efficienza e scaltrezza delle forze dell’ordine. Alle quali peraltro il governo ha subito incontrato difficoltà, anche presso il Quirinale, per aumentarne la protezione sul piano giudiziario. Dove le insidie paradossalmente riescono a diventare per Polizia e Carabinieri anche maggiori di quelle nelle piazze.
A livello di rischio ha fatto a lungo concorrenza al Ministero dell’Interno quello dei Lavori Pubblici. Le cui scale a suo tempo l’appena nominato ministro Gianni Prandini, che avrebbe desiderato tutt’altra destinazione, affrontò guardando con preoccupazione le foto esposte dei suoi predecessori. Per quel dicastero passavano le opere pubbliche dalle quali i partiti generalmente ricavavano buona parte del proprio finanziamento aggirando una legge che destinava loro meno della metà del necessario. E infatti scoppiò la cosiddetta Tangentopoli, dalla quale Prandini da ex ministro si salvò con assoluzioni, ma dopo un calvario di processi e di detenzioni.
Un altro Ministero rischioso è sempre stato quello dei Trasporti, da cui uscì psicologicamente tramortito nel 1998, dopo meno di due anni di guida, il povero Claudio Burlando, già sindaco di Genova, per gli incidenti ferroviari che si verificarono sotto la sua gestione.

A Matteo Salvini questi due Ministeri – Lavori Pubblici e Trasporti, più la Marina Mercantile- sono capitati tutti insieme sotto il nome di Infrastrutture. E, poveretto, ne sta provando tutti gli inconvenienti, attaccato e deriso come il ministro dei ritardi e degli incidenti.

Oltre che di rosari e medaglie di Madonne spesso esibite persino nei comizi, il leader della Lega -peraltro sfortunato anche sul piano elettorale, dopo essere salito troppo con quel 34 per cento delle penultime europee, nel 2019- dovrebbe dotarsi di un bel po’ di corni e cornetti: non quelli da mangiare, ma quelli da toccare e infilarsi addosso scaramanticamente. La sua ormai sembra più una ruota della sfortuna che della fortuna, pur contraddetta dall’assoluzione appena rimediata per i trascorsi da ministro dell’Interno.




