L’insofferenza per Giuseppe Conte cresce nel Pd, per quanti sforzi faccia la segretaria Elly Schlein di contenerla. Al presidente del partito Stefano Bonaccini è appena sfuggito di dire, in una intervista al Corriere della Sera, che il Movimento 5 Stelle “fatica a compiere l’ultimo miglio, e questo sta indebolendo sia loro che il centrosinistra”. E’ ormai d’archivio il Conte sorridente al seguito di Bonaccini in una festa dell’Unità.

L’ultimo miglio è il percorso finale di un prodotto da consegnare a chi lo ha acquistato a distanza. Ma è anche, forse soprattutto nell’immaginario letterario o cinematografico il percorso finale del condannato a morte. Un miglio chiamato verde in America per il colore che lo indica nel penitenziario e scolpito nella memoria di chi ha visto l’omonimo film del 1999, piaciuto al 92 per cento dei suoi numerosi spettatori.

Sarà forse per questa assonanza non molto felice, diciamo così, con l’ esecuzione di una pena capitale, non adatta -temo- a ridurre le remore, le resistenze, le contrarietà di Conte ad un rapporto di alleanza organica o strutturale col Pd, aumentate dopo la rottura intervenuta anche su questo problema con Beppe Grillo, che il Corriere della Sera ha cercato di ridurre l’impatto delle parole di Bonaccini. L’ultimo miglio è diventato un “passo” nel titolo interno e nella sintesi del richiamo in prima pagina. “Il M5S fatica a fare il passo e si indebolisce”, hanno riassunto in via Solferino.

Né di ultimo miglio né di passo ha parlato in una lunga intervista al Foglio l’ex presidente del Consiglio ed ex commissario europeo Paolo Gentiloni, autorevole esponente pure lui del Pd. Che tuttavia, pur senza nominare Conte o il movimento che presiede, ha ammonito che “le coalizioni”, compresa quella che dovrebbe creare o costituire l’alternativa al centrodestra, “non possono essere ambigue sulle scelte di fondo e in particolare sulla politica internazionale. A volte -ha aggiunto Gentiloni pensando prevedibilmente proprio a Conte per la sua posizione sulla guerra in Ucraina- non si può mediare, bisogna solo scegliere, e anche non sciogliere a suo modo è una scelta”.
Certo, anche nel centrodestra sulla guerra in Ucraina qualcosa di ambiguo, pur dietro il voto mai mancato in Parlamento a favore del Paese aggredito dalla Russia di Putin, si può avvertire nelle parole e negli umori di Matteo Salvini e della Lega. Ma Gentiloni ha detto di “non avere problemi ad ammettere” che “la posizione italiana in generale è stata molto buona, anche da parte del governo, e penso che abbia pure contribuito a far considerare l’esecutivo italiano e la presidenza del Consiglio del nostro paese come una componente di un occidente, di un’Europa occidentale, di un’Europa responsabile”. Con Conte nella maggioranza accadde invece che il governo di Mario Draghi solidale con l’Ucraina e deciso a sostenerla militarmente fu costretto nel 2022 alle dimissioni. E seguirono elezioni anticipate che accelerarono la vittoria della Meloni.


