Senza volere togliere nulla ai problemi, problemucci, schermaglie e simili che angustiano la politica e i suoi protagonisti, o semplici attori, di governo e di opposizione ottimisticamente al singolare, è curiosa la santabarbara che sta diventando la presidenza dell’associazione nazionale di categoria nell’ultima battaglia, in senso cronologico, che ha scelto di condurre contro i presunti attentatori all’indipendenza, all’autonomia e alla credibilità dei magistrati. Una santabarbara che sta esplodendo, per fortuna solo metaforicamente, sotto Santalucia: Giuseppe Santalucia, presidente appunto del sindacato delle toghe.
Già ieri, per la sua opposizione alla giornata delle vittime della giustizia che degli sprovveduti, evidentemente, vorrebbero istituire con una legge che, a suo avviso, discriminerebbe i magistrati rispetto ai medici -le vittime dei cui errori non hanno una giornata in loro onore da fare celebrare- Santalucia è incorso nella stringente, direi impietosa reazione di Mattia Feltri. Che sulla Stampa gli ha ricordato o rinfacciato, come preferite, la esposizione dei medici ad un tipo di responsabilità civile per i loro errori risparmiato ai magistrati. Contro i quali è quanto meno difficile promuovere un’azione risarcitoria che li penalizzi personalmente, assumendosene alla fine il carico lo Stato, cioè anche il cittadino danneggiato.

Oggi impietosamente il mio amico Mattia è tornato sull’argomento ricordando a Santalucia non il caso famosissimo del compianto e innocente Enzo Tortora -il giorno del cui arresto nel 1983, il 17 giugno, si vorrebbe promuovere alla celebrazione delle vittime della giustizia- ma quello di Giuseppe Gullotta. Che dopo 22 anni di carcere per un delitto non commesso contro due carabinieri si è visto negato dal tribunale civile di Firenze ogni risarcimento. Condannato anzi a pagare le spese processuali per l’azione risarcitoria intrapresa.

Sempre oggi, sul Dubbio si racconta invece la storia di un imprenditore -Agostino Gaglianone, detto Maurizio- finito a suo tempo nell’inchiesta chiamata Mafia Capitale, e per due anni e otto mesi in carcere. Che, riconosciuto innocente, si è visto negato pure lui il risarcimento dei danni subiti.

I due innocenti vittime di una giustizia chiaramente amministrata male, e tutti gli altri che si trovano nelle loro condizioni, non avrebbero secondo Santalucia e i magistrati che egli rappresenta neppure il diritto ad una giornata celebrativa delle loro disavventure. E il tutto in un momento in cui la magistratura continua a tenere in mano, volente o nolente, il pallino della politica impasticciandola più di quanto la stessa politica non sia capace di fare da sola. Lo dimostra il referendum abrogativo appena salvato dalla Cassazione contro la legge sulle cosiddette autonomie regionali differenziate già mutilata in 7 punti dalla Corte Costituzionale. Che alla fine deciderà anche se smentire o no la Cassazione negli effetti delle sue decisioni sulla legge in questione.
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