La corrida…elettronica di Beppe Grillo e Giuseppe Conte fra le polveri delle loro stelle

Spettacolo in diretta elettronica da Beppe Grillo e da Giuseppe Conte, in ordine di anzianità visto che quello politico è ormai saltato, alla vigilia delle votazioni digitali d’appello imposte dal primo al secondo nel MoVimento 5 Stelle sul suo sostanziale destino.

         Conte ha dato appuntamento televisivo ai suoi per questa sera su RaiUno alle 23,35, ospite di @frangiorgino a #XXISecolo, si vedrà se più per difendersi o per attaccare.

         Grillo, riproponendosi in una vecchia foto col compianto cofondatore del movimento pentastellato Gianroberto Casaleggio, ha invece convocato gli spettatori  per domattina alle ore 11,03 sul suo blog personale per “un delicato messaggio da annunciare”. Nulla di più e nulla di meno. Cripticamente, come d’altronde si è sempre detto e scritto dei messaggi grillini. O grilleschi.

         La suspence è massima, la serietà forse minima, per quanto lo scontro sia fra due pesi massimi, rispettivamente, della comicità teatrale e della imprevedibilità politica. Che Goffredo Bettini ha generosamente scambiato di recente per coriaceità, intesa come appartenenza ormai coriacea, appunto, di Conte al campo dei progressisti. Che lo stesso Bettini considera naturalmente, organicamente a sinistra ma Conte ritiene invece “indipendenti”. Intesi come battitori liberi in qualsiasi schieramento dovessero o volessero trovarsi. Una libertà di movimento dalla quale ha appena cercato di dissentire pubblicamente la pur paziente, coriacea pure lei, segretaria del Pd Elly Schlein. Che ha avvertito forse il rischio di finire nei guai al Nazareno e dintorni a furia di inseguire l’ex presidente del Consiglio.  

Ripreso da http://www.startmag.it    

La Schlein fra le carezze e gli avvertimenti di Bonaccini nel Pd

Giorgia Meloni

         Le “schermaglie” nel centrodestra “diviso ma coeso”, come dice la premier Giorgia Meloni cercando di limitare i danni della concorrenza che si fanno nella coalizione i due vice presidenti del Consiglio e i rispettivi partiti, hanno distolto o ridotto l’attenzione da ciò che forse di ancora più significativo e importante sta maturando criticamente a sinistra. Più in particolare, nel Pd di Elly Schlein pur rafforzatosi nell’ultimo turno elettorale di questo calante 2024 anche dove ha perduto, in Liguria, e non solo dove ha vinto, in Emilia-Romagna e in Umbria.

Beppe Grillo e Giuseppe Conte

 Nella pur perduta, anzi riperduta Liguria, il Pd si è avvicinato al 30 per cento dei voti quasi doppiando il partito della premier e spingendo sotto il 5 per cento il movimento delle 5 Stelle, che neppure il genovese Beppe Grillo ha voluto andare a votare, come già si era risparmiato di fare nelle elezioni europee di giugno.

Pur avvolta nei numeri della Liguria e più ancora in quelli, ripeto, dell’Emilia-Romagna e dell’Umbria, peraltro tornata a sinistra dopo la parentesi leghista dell’ex governatrice Donatella Tesei, la Schlein deve guardarsi al Nazareno da una insoddisfazione crescente, trattenuta nei mesi scorsi solo dal clima elettorale di fine anno.

Avrebbe dovuto svolgersi già nello scorso mese di ottobre, rinviata appunto per le circostanze elettorali, la riunione di corrente, di area, di anima -chiamatela come volete- del presidente e mancato segretario del Pd Stefano Bonaccini appena conclusasi con due avvertimenti, a dir poco, dello stesso Bonaccini alla Schelin, al netto della cordialità dei loro incontri pubblici.

Il primo avvertimento è stato quello di prepararsi sin d’ora alle primarie per le candidature alle elezioni in liste bloccate, senza preferenze. Esse non potranno essere stese dalla segretaria e dal suo cerchio più o meno magico.

Bonaccini al convegno della sua area

Il secondo avvertimento è contenuto in queste testuali parole di Bonaccini: “Lo schema del volta per volta del cosiddetto campo largo non basta più. Serve una nuova alleanza di centrosinistra. Non lasceremo più a nessuno il diritto di porre veti e ricatti”, come quelli di Giuseppe Conte ai renziani costati la sconfitta in Liguria.

Maurizio Landini

Ma, oltre che dai “veti e ricatti” di Conte e di quel che rimarrà del suo movimento dopo il secondo tempo della partita simil-congressuale contro Grillo, salvo i tempi supplementari, il “campo largo” evocato da Bonaccini per indicare l’alternativa al centrodestra va forse difeso anche dalle incursioni, prenotazioni e quant’altro del “rivoltoso” Maurizio Landini, impegnato nella terapia degli scioperi dichiaratamente, orgogliosamente “politici”.  Di una politica “seria” -sempre parola di Landini- mica quella armocromatica della Schlein e delle otto tonalità di rosso della sinistra, quante ne ha contate scrupolosamente una recente pubblicazione della Fondazione Feltrinelli recensita su Repubblica da Francesco Bei.  

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