La Liguria nella morsa del maltempo e dell’astensionismo elettorale

Collegati o no che siano, nella Liguria alle urne sino alle ore 15 di oggi per l’elezione del governatore e il rinnovo del Consiglio regionale dissoltosi nella vicenda giudiziaria dell’ex presidente Giovanni Toti i partiti non sanno se temere di più il maltempo o l’astensionismo. I partiti e naturalmente i due principali concorrenti alla presidenza: il sindaco di Genova Marco Bucci per il centrodestra e l’ex ministro Andrea Orlando per il cosiddetto campo largo dell’alternativa di sinistra, ristrettosi dopo il veto posto da Giuseppe Conte, e subìto dal Pd di Elly Schlein, alla partecipazione di Matteo Renzi.

Da Repubblica

         Rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2020 l’affluenza alle urne alla fine della prima giornata di votazioni è risultata inferiore di cinque punti: dal 39 al 34 per cento. La punta massima del calo, di circa il 10 per cento, si è raggiunta a Savona e Imperia, quella minima del 2,7 per cento  a Genova.

Marco Bucci al voto

         “Elezioni all’ultimo respiro”, si è scritto sulla prima pagina del giornale storico della Liguria Il Secolo XIX. Tanto Bucci quanto Orlando sono stati tra i primi a votare, entrambi più o memo sorridenti e fiduciosi per dovere d’ufficio, o di competizione. Ma il secondo aveva forse più motivi di preoccupazione dell’altro perché, già ridotto dalla cacciata dei renziani, il suo potenziale campo elettorale è stato politicamente danneggiato dall’aggravamento della crisi del MoVimento 5 Stelle. Che ha voluto e ottenuto lo scalpo di Renzi – i cui elettori, pochissimi o pochi che possano essere considerati, potranno risultare decisivi nel risultato atteso a questo punto a sinistra col fiato sospeso- ma  è finito anch’esso al pronto soccorso politico.

Andrea Orlando al voto

         Beppe Grillo, peraltro genovese d’anagrafe e di tutto il resto, da comico ha assunto le sembianze tragiche dell’infanticida, avendo rivendicato “il diritto all’estinzione” della sua creatura politica, viste le condizioni alle quali l’avrebbe ridotta Conte. Che, dal canto suo, è apparso ai più fedeli di Grillo un parricida, avendo pubblicamente definito “marginale” la posizione del fondatore e tuttora garante del movimento, nonché consulente a contratto quasi scaduto.

Dal Giorno, Resto del Carlino e Nazione

         La crisi, a questo punto anche esistenziale, del movimento pentastellato  è arrivata al termine di una decadenza progressiva, non solo elettorale. Non a caso, forse, nell’ultimo e più grande scandalo di spionaggio e ditorni esploso a Milano non si trovano nomi di grillini, o contiani, fra quelli presi di mira da quanti al telefono, finiti però intercettati pure loro, si erano proposti di “screditare tutta Italia”.

Beppe Grillo e Giuseppe Conte

I pentastellati, che dello sputtanamento generale   avevano fatto la loro ragione di vita politica coi “vaffanculo” gridati da Grillo nelle piazze e nei teatri contro tutti, di ogni colore, poi assunti come alleati nella loro stagione di governo, dalla Lega al Pd; i pentastellati, dicevo, alla fine a screditarsi ci hanno pensato, e hanno provveduto, da soli nella percezione generale.  

Blog su WordPress.com.

Su ↑